Personaggio storico Ottobono Terzi

Nato nel: 1342  - Deceduto nel: 1409
Ottobuono de' Terzi, o Ottobono, è stato un condottiero italiano del XV secolo. Apparteneva al casato rurale dei Terzi di Parma. Era il primogenito di Niccolò Terzi il Vecchio e di madonna Margherita. Rimasto vedovo, a fine agosto del 1405, di una Orsini, il 1º di ottobre di quello stesso anno sposava nel castello di Dinazzano Francesca, figlia di Carlo da Fogliano. Ottobuono fu padre di Gio-Francesco, di Giberto (dal quale discese la famiglia dei Terzi di Sissa, e di Niccolò Terzi, il Guerriero.

Condottiero spietato, segnato da una fama sinistra, maturò le sue prime esperienze militari affiancando Giovanni Acuto. Combatté nel regno di Napoli agli stipendi di Antonio Acquaviva. Mise quindi le sue milizie al servizio della Repubblica di Venezia e al soldo di Giangaleazzo Visconti. Conte di Tizzano Val Parma e di Reggio Emilia, in tempi successivi e diversi fu infeudato marchese di Borgo San Giovanni e delle terre di Montecchio Emilia, Brescello, Colorno, Fiorenzuola d'Arda. Nel 1403 costituì una sua signoria su Parma, Piacenza e Reggio Emilia che tenne fino alla primavera 1409 quando i suoi avversari, coalizzati in una Lega guidata dagli Estensi, riuscirono infine a sopprimerlo.

Tra il 1393 e il 1397 combatté soprattutto nell'Italia centrale, dalle Marche dove lo si trova a Offida e alla difesa di Fermo da Antonio Aceti, alla Toscana e all'Umbria. Nel pisano affianca Alberico da Barbiano e Giovanni da Barbiano contro Bernardo della Serra e nel contrastare i fiorentini. Nel 1397, fallito un suo tentativo di avere San Miniato invade e devasta la Lucchesia e il contado fiorentino: compie razzie, incendia case e palazzi; uccide, fa prigionieri in previsione di riscatto. Fermato sul Serchio a San Quirico di Moriano, deve ritirarsi con Paolo Orsini e il Broglia. Ad agosto risale nel Mantovano e partecipa, come il padre Niccolò Terzi il Vecchio, alla prima battaglia di Governolo. Ha con Frignano da Sessa il comando della quinta schiera forte di mille cavalieri. Scaraventato al suolo da un colpo di lancia del Conte da Carrara, combatte a piedi con un'accetta, finché non è rimesso a cavallo dal Sessa, da Francesco Visconti e da Filippo da Pisa.
Nel maggio 1398 Gian Galeazzo Visconti rinnovò a Ottobuono la condotta. L'anno seguente, tornato in Toscana, a febbraio è con Facino Cane a Pisa a supporto della signoria di Gherardo d'Appiano, il fondatore della signoria di Piombino. Tre mesi dopo, a maggio, alleato a Fuzzolino Tedesco, Mostarda da Forlì e Astorre I Manfredi tornò nelle Marche al comando di 800 cavalieri e 1200 fanti inviati dai Bolognesi in appoggio a malatestiani e pontifici. A Cingoli contro la compagnia del Broglia e del Carrara viene sconfitto dopo nove ore di assalti.
A gennaio del 1400 entrò in Perugia accompagnato dal commissario visconteo Pietro Scrovegni, alla testa di 800 lance per sostenere il tentativo dei Raspanti e di Biordo Michelotti di trasferire la signoria della città al ducato di Milano. In quell'anno Ottobuono passò in Romagna, affiancando il Barbiano nell'assedio ad Astorre I Manfredi a Faenza. Più tardi lo si ritrova a Lucca dove offrì sostegno a Paolo Guinigi, che aspirava a quella signoria.
Nel 1401, a primavera, scende in campo a favore di Carlo Malatesta, percorre e devasta il Bolognese ai danni di Giovanni Bentivoglio, ma si ritira subito allorché s'affacciano in soccorso di questi i Carraresi e i Fiorentini. Tornerà a giugno, e assieme al Barbiano, ripetendo le razzie fino a San Lazzaro di Savena.
Conclusa una nuova spedizione in Umbria, nel Perugino, sempre nel 1401 Ottobuono de' Terzi diede eccellente prova delle proprie capacità militari guidando le forze che impedirono il passo alle truppe dell'imperatore Roberto del Palatinato. In seguito si spostava a Verona, acquartierato con le sue truppe a spese della città.
A maggio 1402 Ottobuono è a Cento, in Emilia, schierato alla battaglia di Casalecchio di Reno con gli altri condottieri viscontei alla testa di oltre dodicimila uomini. Il Terzi è al comando, assieme a Prencivalle della Mirandola e ad Anderlino Trotti, di uno schieramento formato da 2000 cavalieri. Nel corso dell'estate il Terzi, nuovamente alleato al Barbiano, accompagnato dai fratelli Jacopo e Giovanni, tornò a combattere per il Visconti in Toscana. Il Duca, quale premio per le sue imprese lo investì delle castellanie, già appartenenti ai da Correggio, di Colorno, Montecchio Emilia, Brescello, Boretto, Gualtieri e Cavriago.
Nel settembre 1402 morì improvvisamente Gian Galeazzo Visconti. Ottobuono si recò senza indugio a Milano per i solenni funerali che si svolsero in Duomo. Poche settimane dopo fu impegnato con successo nella difesa di Parma, assaltata da Pier Maria I de' Rossi e dai Da Correggio. Quale conseguenza primaria di questa vittoria, Ottobuono de' Terzi divenne, di fatto, il signore incontrastato di Parma. Bandì dalla città, impadronendosi dei loro feudi, sia i Rossi che i da Correggio.
In autunno Ottobuono si trasferì alla testa di 500 lance in Toscana contribuendo all'offensiva contro Firenze. A dicembre, con un seguito di oltre 1200 cavalieri e 300 fanti, cacciò da Perugia Giannello Tomacelli, fratello del papa Bonifacio IX.
Ne gennaio del 1403 il Terzi occupò Assisi dopo aver sconfitto Paolo Orsini, Mostarda da Forlì, il Carrara e Braccio da Montone.
A giugno Ottobuono alla testa di 500 lance e 300 fanti rientrava in Parma. Attaccava in seguito i partigiani dei Guelfi a Reggio Emilia e a Sassuolo razziando ovunque in quel territorio.
Nel mese di luglio 1403, la duchessa madre Caterina Visconti e il suo pupillo, nominarono Ottobuono de' Terzi (affiancato dal fratello Jacopo] commissario ducale per Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Fiorenzuola d'Arda, Borgo Val di Taro, Pontremoli e Castell'Arquato, Borgo San Donnino (Fidenza). A settembre, alla testa di 300 cavalieri e 200 fanti, assalì i castelli di San Secondo Parmense e di Viarolo. Ancora in quei giorni, raggiunge un accordo con il suo rivale Pier Maria I de' Rossi. In ottobre, per effetto della nuova pace concordata, si otterrà il rientro in Parma della parte del Rossi, i cui membri saranno liberati nei primi giorni di novembre. Il Terzi e il Rossi congiurano per togliere Parma al dominio dei Visconti, nei confronti dei quali Ottobuono lamentava un considerevole credito per le condotte arretrate. A riscatto di queste riuscì a farsi riconfermare dal duca di Milano nel 1404 il dominio su Parma e le investiture di Montecchio Emilia, Boretto, Brescello Gualtieri, Borgo San Donnino e Fiorenzuola d'Arda Il Terzi ordinò infine a tutti gli abitanti del capoluogo di rientrarvi, imponendo loro di giurare fedeltà al duca di Milano.
Nel gennaio 1404 le sue forze unite a quelle Pier de' Rossi tolsero Montechiarugolo ai Correggio. A febbraio Ottobuono assieme al Rossi si fece signore di Parma in rappresentanza della parte guelfa. Gli avversari ghibellini furono espulsi, le case degli avversari saccheggiate, spalancate le prigioni e gli archivi bruciati. A marzo le chiavi della città e delle rocche furono consegnate solennemente nel duomo di Parma a Ottobuono e al Rossi.
In aprile Ottobuono ottenne in Lombardia una condotta di 700 lance. Quando Manfredi Scotti entrò in Piacenza accampando il pretesto della difesa dei diritti di Giovanni Maria Visconti, ne venne subito espulso dal Terzi. Questi poi, inquieto per l'attivismo del Rossi, rientrò in Parma alla testa di 600 uomini tra cavalieri e fanti. Munito della sanzione di un nuovo accordo con i Visconti, annientò le milizie dell'ormai ex alleato, s'impadronì di ponti, porte e rocche. Infine viene confermato signore di Parma.
A maggio-giugno riconquista Reggio Emilia passata agli Estensi. Tornato a Parma, Ottobuono ordinò l'espulsione di tutti i partigiani maschi dei Rossi e dei loro parenti. Quindi a Porporano espugna le torri dei Catellani, dei Guazzardi e dei Valeriani, assalta Alberi, Montechiarugolo e San Gemignano.
Firenze con e il papa tentarono di intervenire in soccorso dei Rossi, inviando forze al comando di Paolo Orsini e di Angelo Tartaglia, ma Ottobuono reagì emettendo un nuovo bando che colpiva anche le donne di quella parte, costrette quindi a lasciare Parma. Per rappresaglia i Rossi tagliarono l'acqua alla città.
Nel frattempo, il Terzi fu investito dal duca di Milano del castello e della cittadella di Reggio Emilia.
Nel settembre a Parma Ottobuono tornò ad accanirsi contro i figli minori dei Rossi e dei guelfi incarcerando tutti quelli che avessero compiuto cinque anni e liberandoli solo con il rilascio di una fideiussione di 200 fiorini. Per porre fine alla persecuzione dei Rossi, stabilendo una tregua di sei mesi, intervenne allora il legato pontificio Bartolomeo Cossa, con i Veneziani e i Fiorentini.
L'instaurazione del regime signorile a Parma da parte di Ottobuono Terzi fu riconosciuta ancora una volta dai Visconti quale pegno, da rinnovare anno per un anno, a fronte del pagamento delle condotte arretrate.
A ottobre, con il via libera del Visconti, e sempre a motivo del saldo di debiti ducali verso il condottiero, Ottobuono attaccò Piacenza.
Sempre per ragioni di soldo, ove rimediò tuttavia solo mezza paga, accetto una nuova condotta propostagli allora dalla Repubblica di Venezia sul fronte del conflitto contro i Carraresi.[ In novembre, con il Dal Verme, si impadronì della Chiusa di Ceraino a Nord di Verona, della rocca di Rivoli Veronese ed eresse un'imponente bastia tra Bussolengo, Pescantina e Castelrotto, occupando poi Nogarole Rocca, Isola della Scala e, assieme al Dal Verme, Piove di Sacco.
A gennaio 1405 travolse le difese di Verona presso la basilica di San Zeno, consentendo ai Veneziani di conquistare le torri di porta del Calzari. Giacomo da Carrara si batté con Francesco I Gonzaga e ferendolo con un colpo di lancia.
Agli inizi della primavera 1405 Ottobuono era a Milano. Al governo di Parma lasciava il fratello Jacopo.
Assieme a Francesco Visconti scese in campo contro i Guelfi. Allorché si portò all'assalto di Lodi, Pandolfo III Malatesta e Cabrino Fondulo accorsero in aiuto di Giovanni da Vignate, riuscendo ad impadronirsi di Piacenza grazie al supporto dei Guelfi locali. Informato, Ottobuono lasciò l'acquartieramento di Lodi e, forte di 1000 cavalieri e 1000 fanti, confluì con le forze di Francesco Visconti e Facino Cane riconquistando la città.
Il Visconti, come sempre in ritardo con il soldo della condotta, rinnovò a Ottobuono l'investitura di Parma e di Borgo San Donnino. In luglio tornò all'assedio di Lodi, ma lo abbandonò presto causa i dissidi insorti con Francesco Visconti.
Il 10 agosto si spegneva a Parma la madre di Ottobuono, Margarita. Venne sepolta alle tre di notte nel convento dei Frati Minori. Il 28 dello stesso mese moriva a Castelnuovo anche la prima moglie, una Orsini.
A settembre Ottobuono, con i fratelli Giovanni e Jacopo, fu aggregato alla nobiltà veneziana.
Il 1º di ottobre celebrò nel castello di Dinazzano le sue nuove nozze con Francesca figlia di Carlo da Fogliano.
Nei mesi di ottobre e novembre si riaccese il conflitto con i Pallavicini. Ottobuono costruì allora le bastie a Castione e a Carabiollo.
Il mese successivo il Terzi parteciperà clandestinamente a una congiura contro i Duchi di Ferrara, aiutando Obizzo da Montegarulli. Nel contempo si accorderà con Cabrino Fondulo per togliere Cremona ai Cavalcabò. In agosto presta aiuto a Giacomo e Pietro dei Rossi per la riconquista del castello di San Secondo Parmense, dal quale erano stati estromessi da un loro parente.
Sempre nell'agosto 1406 la Firenze gli versò 25.000 fiorini, impegnandolo a rifiutare la difesa di Pisa. In settembre Ottobuono riprese Piacenza al Facino Cane, che era riuscito ad impadronirsene ad aprile, mettendola poi a sacco.
Il 2 ottobre, il duca di Milano, in contropartita della cancellazione del suo credito di 78000 fiorini, nominò Ottobuono conte di Reggio Emilia, investendolo inoltre di Boretto, Brescello, Castelnuovo, Cavriago, Montecchio Emilia, Gualtieri, Campegine, Cogruzzo, Sant'Ilario d'Enza e Fiorenzuola d'Arda. Una settimana dopo Ottobuono scrisse ai reggitori di Reggio per darne notizia formale, ordinando fosse esposto il suo stemma con inquartata la vipera viscontea. Per conto di Giovanni Maria Visconti stipulò quindi una tregua con Carlo I Malatesta.
Il 6 dicembre 1406 nacque a Ottobuono il figlio Niccolò, battezzato solennemente a Natale nel monumentale battistero di Parma alla presenza delle più eminenti personalità.[16]
1407 - In gennaio presta aiuto al Dal Verme contro Facino Cane, mettendo in campo una forza di 7000 uomini tra soldati e fuoriusciti di varie località. Il mese successivo passa il Po a Torricella e raggiunge il Bergamasco ove espugna Comun Nuovo, Spirano, Lurano, Brignano Gera d'Adda. Forte dell'appoggio del Colleoni, di Pandolfo Malatesta, dei Veneziani e del legato pontificio Cossa, passa l'Adda a Trezzo e raggiunge Vimercate. Conquista Desio, Saronno, Magenta e Rosate; avanza oltre il Ticinello e si batte a Morimondo con Facino Cane.
In primavera Ottobuono, alleato con il Dal Verme, occupò Pavia. Raggiunta Milano, assediò i Ghibellini asserragliati nel castello di Porta Giovia. Uccide allora due suoi acerrimi nemici, Giacomo e Francesco Grassi. Il Twerzi esigerebbe inoltre il massacro dei Ghibellini milanesi, ma trovò la ferma opposizione di Dal Verme che, esasperato, cercherà di allontanarlo da Milano. Solo a giugno, i milanesi riusciranno a liberarsene, versandogli centomila fiorini.
In luglio Ottobuono fu nominato marchese di Borgo San Giovanni. Si rappacificò con i Pallavicini ai quali restituì i possedimenti precedentemente requisiti, mantenendo per sé però la rocca di Borgo San Donnino. Ad agosto rinnovaò gli accordi con il duca di Milano, per interesse del quale i suoi armati si daranno alla pirateria sul Po.[17]. Sempre incalzato dall'esigenza di denari per le esigenze delle sue truppe, depreda le terre di Mirandola, di San Felice sul Panaro e la Bassa modenese fino a Spilamberto e Vignola.
Alla fine dell'anno, falliti tutti gli assalti alla fortezza di Piacenza, rientrato a Parma, bandisce i più irruenti della parte dei Rossi che ancora sopravvivevano in città.
Nel 1408 iniziarono a coagularsi nei diversi schieramenti, sempre più influenzati dagli Estensi, tutti i sentimenti di avversione esasperata alimentati da Ottobuono con le sue spietate imprese. Si formò via via un'alleanza ostile alla quale aderirono i signori di Ferrara, Mantova, Brescia, Cremona, fino all'esitante Giovanni Maria Visconti, Ducato di Milano, alla quale si aggiunsero i Rossi e i Pallavicini, gli avversari di sempre.
Nella primavera del 1409, a seguito di convulse vicende e al susseguirsi di combattimenti, occupazioni, cambi di fronte accompagnati dalle consuete depredazioni si giunse infine alla conclusione della tragica vicenda personale del condottiero Ottobuono de' Terzi con il mortale agguato di Rubiera, diversamente narrato dagli storici.
In aprile aveva ricevuto offerte da Firenze per passare al soldo di quella Repubblica. In quel tempo ripeteva i suoi assalti nel Modenese, alle terre dei Rossi, a San Secondo Parmense, a Reggio Emilia.
A maggio Ottobuono con 1800 cavalieri e 2000 fanti usciva da Reggio, varcava il Secchia entrando nel contado di Formigine per attaccare le forze di Niccolò III d'Este.
Il 27 di quel mese, era il lunedì della Pasqua, giunse al Terzi la proposta d'incontrare il marchese di Ferrara per patteggiare un armistizio. I due s'incontrarono sulla strada tra Modena e Pontalto, presso un ponte che incrocia la Via Emilia nelle campagne di Rubiera. Niccolò d'Este nascose suoi armati in un bosco negli immediati paraggi. Ottobuono Terzi arrivò all'appuntamento scortato da un centinaio di cavalieri, con al fianco il suo inseparabile consigliere di quei tempi, il suocero Carlo da Fogliano, il giovanissimo figlio Niccolò, e Guido Torelli, signore di Guastalla e Montechiarugolo. Altrettanti armati schierava il marchese di Ferrara, Niccolò III d'Este, accompagnato da Uguccione Contrari infeudato della Rocca di Vignola e Muzio Attendolo Sforza.
Allorché il signore di Parma e il signore di Ferrara furono impegnati nell'usuale scambio di convenevoli, lo Sforza si pose alle spalle di Ottobuono de' Terzi e lo colpì proditoriamente con un pugnale, assassinandolo. Il cadavere, caricato poi su un vil carro, fu recato a Modena, e qui orrendamento smembrato. La testa di Ottobuono, issata su una picca, fu esposta davanti al duomo di Modena e quindi alla rocca di Felino.
Carlo da Fogliano, fuggendo a piedi, riuscì a portare in salvo il giovanissimo figlio di Ottobuono, e proprio nipote, Niccolò entro le mura di Parma. Qui Giacomo Terzi, fratello di Ottobuono, farà proclamare il fanciullo, che acquisterà fama di condottiero come Niccolò Terzi, il Guerriero, signore della città. Ricoprirà quella carica solo per venti giorni.

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Castello di Varano de' Melegari

 Via Rocca, 1 - 43040 Varano de' Melegari - Parma
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