Personaggio storico Eugenia De Montijo

Nato nel: 1826  - Deceduto nel: 1920
Eugenia de Montijo, fu imperatrice dei Francesi dal 1853 al 1870 in virtù del suo matrimonio con Napoleone III; fu l'ultima sovrana di Francia. Eugenia nacque a Granada, durante un terremoto, il 5 maggio 1826, quinto anniversario della morte di Napoleone Bonaparte. Eugénie, come sarebbe stata nota in Francia, nell'infanzia ebbe come insegnanti gli amici di sua madre, tra cui Stendhal e continuò poi i suoi studi a Parigi.

Quando Luigi Napoleone divenne presidente della Seconda repubblica, la contessa  Eugénie cominciò ad apparire, con la madre, ai balli dati all'Eliseo dal principe-presidente, divenuto imperatore come Napoleone III nel 1852.
I consiglieri di Napoleone III volevano un matrimonio regale con l'erede di una grande dinastia. Fu proposta Adelaide, nipote adolescente della regina Vittoria. Nel frattempo ai ministri era sempre più evidente l'innamoramento di Napoleone III nei confronti dell'affascinante contessa spagnola, descritta da Victor Hugo come una «bella ragazza dal crine dorato, dall'occhio turchino, dai bei lineamenti, dal naso di una purezza di forma rimarchevole; dal profilo seducente, dal collo di cigno, dalle spalle di avorio più candide del marmo di Pafo; dalla figura elegante e proporzionata che si disegnava mirabilmente».

Quando l'idea del matrimonio, dopo alcune incertezze, venne scartata (non è chiaro se dalla stessa Anna o dalla regina Vittoria), Napoleone III informò subito Eugenia, offrendole il trono e la corona, ma anche i pericoli che la carica di imperatrice comportava. I ministri si opposero a queste nozze svantaggiose, ma Napoleone III persistette nella sua decisione e il 22 gennaio 1853 annunciò ufficialmente il fidanzamento: «Ho preferito una donna che amo e rispetto all'unione con una sconosciuta che avrebbe portato vantaggi non scevri di sacrifici. Mettendo indipendenza, cuore e felicità al di sopra del pregiudizio dinastico o del calcolo ambizioso, io non sarò meno forte per il fatto d'essere più libero».
Le nozze furono celebrate in pompa magna nella cattedrale di Notre-Dame. Dal matrimonio nacque  un unico figlio, Napoleone Eugenio Luigi, principe imperiale, detto Loulou in privato.
Con la sua bellezza, il suo fascino e la sua eleganza Eugenia contribuì notevolmente al successo del regime imperiale. Ebbe un'amicizia stretta con la principessa Pauline von Metternich, (sua madre era figlia del von Metternich autore dell'ordine europeo voluto dal Congresso di Vienna), che giocò un ruolo importante nella vita culturale e sociale della corte.

Eugenia, come Maria Antonietta nel secolo precedente, dettò la moda: quando nel 1855 iniziò ad indossare le crinoline, tutta l'Europa seguì il suo esempio e quando alla fine degli anni sessanta le abbandonò, le donne la seguirono nuovamente. L'aristocratica eleganza di Eugenia, lo splendore dei suoi vestiti e la ricchezza dei suoi gioielli sono ben documentati in innumerevoli dipinti. L'interesse di Eugenia per la vita di Maria Antonietta ebbe conseguenze sulle mode e sull'arte del tempo: l'imperatrice infatti, oltre a indossare abiti ispirati al XVIII secolo, prediligeva arredamento e mobilio nello caratteristico del regno di Luigi XVI.
Per la sua educazione e per la sua intelligenza, spesso il marito la consultava sulle importanti questioni di Stato.
Osteggiò, per devozione al papa, la politica filo-italiana di Napoleone III, tanto più che la prima fase dell'alleanza francese con i piemontesi era nata per la sua relazione con la Contessa di Castiglione. Tanta era l'avversione dell'Imperatrice che fece organizzare un attentato ai danni di Napoleone III presso l’abitazione dell’amante per distoglierlo da quella relazione.
Il 14 gennaio 1858, alle 8 e mezza di sera, nei pressi del teatro dell'Opéra National de Paris, fu coinvolta nell'attentato ordito dal patriota italiano Felice Orsini contro il marito. Tre bombe lanciate da Orsini, contro il corteo imperiale, lasciarono completamente illeso Napoleone III e l'imperatrice Eugenia, ma causarono otto morti e ben 156 feriti tra la folla assiepata ai bordi della strada.

Quando il Secondo impero crollò a seguito della sconfitta subita dalla Francia nella Guerra franco-prussiana (1870-1871), l'Imperatrice trovò rifugio in Inghilterra. L'ultima sovrana di Francia, con l'aiuto del suo dentista americano, fuggì da Parigi prima che fosse proclamata la repubblica o si verificasse qualsivoglia tentativo rivoluzionario, memore di quello che era accaduto a Maria Antonietta meno di cento anni prima. Come infatti, all'epoca nelle strade di Parigi si urlava "a morte l'austriaca", in quei giorni i francesi presero a gridare "a morte la spagnola".
L'imperatrice Eugenia sbarcò in Inghilterra l'8 settembre e a Hastings si ricongiunse col figlio. Da quel momento iniziò una fitta corrispondenza col marito, prigioniero politico nel castello di Wilhelmshöhe, a Kassel, e con gli altri sovrani d'Europa, cercando inutilmente aiuti in prospettiva di una pace favorevole alla Francia.
Lo stesso Bismarck si mise in contatto con l'imperatrice per avviare trattative di pace favorevoli. Consapevole che la Prussia avrebbe preteso cessioni territoriali, si appellò direttamente a Guglielmo I, che le rispose in merito: «La Germania deve avere la certezza che la prossima guerra la troverà ben pronta a respingere l'attacco che possiamo aspettarci non appena la Francia si sarà ripresa o avrà trovato degli alleati. È unicamente questa triste considerazione - e non il desiderio di ingrandire il mio paese il cui territorio è già abbastanza vasto - che mi costringe a insistere su cessioni territoriali che non hanno altro scopo che quello di far arretrate il punto di partenza degli eserciti francesi che, in futuro, verranno ad attaccarci».
Questa lettera sarebbe stata in seguito importantissima per i trattati di pace della Prima guerra mondiale.
Il 28 gennaio 1871 fu proclamato l'armistizio che pose fine al terribile assedio di Parigi e si formò il nuovo governo ufficiale. La pace fu firmata il 10 maggio e come previsto da Eugenia ci furono delle ingenti cessioni territoriali: l'Alsazia e la Lorena divennero tedesche.

L'imperatore fu dichiarato libero e così i sovrani esiliati e il figlio vissero insieme da quel momento in Inghilterra. La coppia imperiale ritrovò la perduta serenità coniugale e condusse una vita da ricchi borghesi: Napoleone III vendette le sue proprietà in Italia e il ricavato fu investito con successo dall'imperatrice. Eugenia si dimostrò un'ottima amministratrice e i suoi investimenti e la vendita dei suoi gioielli privati garantirono alla famiglia la stabilità economica. Nel novembre 1872 il disturbo alla vescica dell'imperatore iniziò a peggiorare sensibilmente e la regina Vittoria gli inviò i suoi medici migliori. Acconsentì a farsi operare. Il 2 gennaio avvenne il primo intervento che asportò solo una parte del grande calcolo che lo faceva soffrire. Seguirono altre operazioni e sembrava che stesse meglio, ma il 9 gennaio 1873 morì.

L'imperatrice, affinché il figlio ampliasse la sua cultura, decise di coinvolgerlo in un lungo viaggio in Italia. Tra il 1876 e il 1877 Luigi visitò le principali città italiane, mentre Eugenia prese dimora fissa a Firenze, vicino al giardino di Boboli.
A Palazzo Pitti fu ricevuta da Vittorio Emanuele II. La visita non fu un successo perché Eugenia rimase ammutolita di fronte alla scrivania del re dove erano presenti diverse foto ma nessuna di suo marito. Quando Vittorio Emanuele le chiese se fosse stupita di ciò che vedeva, Eugenia gli rispose: «Mi stupisco di ciò che non vedo».

All'inizio del 1879 Luigi decise di andare a combattere sotto la bandiera inglese in Sud Africa, nella guerra contro gli Zulù. Seppur fortemente contraria, l'imperatrice, per far contento il figlio, riuscì a ottenere i permessi necessari dalla regina Vittoria. Il 27 febbraio 1879 Eugenia disse addio a suo figlio: non lo avrebbe mai più rivisto. L'imperatrice passò i mesi successivi in solitudine e in ansia, aspettando costantemente le lettere del figlio e stando «alla mercé del telegrafo».Il 1º giugno 1879 il Principe Imperiale morì in un agguato degli Zulù.
L'imperatrice Eugenia ricevette la notizia solo il 20 giugno. Fu distrutta dal dolore e in quel momento estremamente delicato ricevette le visite di moltissimi suoi amici, compresa la regina Vittoria. Il 25 scrisse alla madre: «Oggi ho il coraggio di dirti che vivo ancora, giacché il dolore non uccide».[9] Il feretro del Principe Imperiale arrivò l'11 luglio e l'imperatrice vi rimase appoggiata tutta la notte, finché la mattina dopo non venne a sollevarla una sua dama.
Seguirono per la sovrana lunghi mesi d'apatia. Pochi mesi dopo la morte di Luigi le giunse la notizia che la madre era morente: Eugenia ottenne dal governo francese il permesso di passare dalla Francia per raggiungere prima la Spagna, ma arrivò tardi. La madre si era già spenta: «Il mio dolore è selvaggio, inquieto, irascibile: non sono affatto rassegnata e non voglio sentir parlare di rassegnazione più che di consolazione. Non voglio essere consolata, voglio essere lasciata in pace».

Partì alla volta del Sud Africa per recarsi nel luogo dove era stato ucciso suo figlio. Dagli Zulù ebbe la desiderata conferma che era morto da eroe, combattendo faccia a faccia col nemico. Eugenia passò la notte da sola sulla croce di cemento eretta sul luogo dell'agguato. In seguito disse di aver avuto l'impressione che il figlio le fosse stato accanto e che l'avesse invogliata a tornare a casa. A un suo amico scrisse: «Nessuno può colmare l'immenso vuoto apertosi nella mia esistenza...».

Dopo il viaggio l'imperatrice Eugenia decise di trasferirsi e comprò Farnborough Hill, una grande casa a Farnborough (Hampshire), insieme a molti terreni su cui fu costruita l'Abbazia di San Michele, il mausoleo di Napoleone III e del Principe imperiale.
Una delle persone che aiutò maggiormente Eugenia ad uscire dal suo dolore fu la regina Vittoria. Anche lei era stata scossa da molti lutti e poteva comprendere i sentimenti dell'imperatrice francese. La loro amicizia diventò sempre più stretta e passarono insieme molte estati; Vittoria ed Eugenia trovarono l'una nell'altra delle sincere amiche e i loro rapporti furono interrotti solo dalla morte della regina, avvenuta nel gennaio 1901.

Nel 1891  vicino a Mentone, incontrò l'imperatrice Elisabetta d'Austria, (la principessa Sissy)  in costante fuga da Vienna, soprattutto dopo il suicidio del figlio. Le due imperatrici, furono avvicinate dalla vecchiaia e dalle sofferenze e divennero confidenti.
Elisabetta morì nel 1898 assassinata a Ginevra da un anarchico italiano: Francesco Giuseppe, grato ad Eugenia per la compagnia che aveva fatto alla moglie, le inviò l'ombrellino e il ventaglio che Elisabetta aveva con sé al momento dell'attentato.

L'imperatrice amava circondarsi di giovani brillanti e fu sempre attratta dalle novità: aiutò Guglielmo Marconi e sostenne i suoi esperimenti. Quando nel 1901 ci fu la prima comunicazione senza fili transoceanica, il primo messaggio fu diretto a Edoardo VII, il secondo all'imperatrice Eugenia.
Nel 1909 Eugenia assistette ai voli acrobatici dell'aviatore William Cody; espresse il desiderio di conoscerlo e ci sono diverse foto dell'imperatrice e del pilota che le spiega il funzionamento di un aeroplano. Eugenia fornì Farnborough di tutte le ultime novità tecnlogiche: nel 1907 fece installare l'elettricità e il telefono. Comprò anche una macchina, una Renault, che usò per i suoi spostamenti intorno alla città. Ormai ultrasettantenne imparò anche ad andare in bicicletta.
L'imperatrice, come già ai tempi del Secondo Impero, continuò a sostenere la posizione della donna nella società. Nel 1891 accolse a Farnborough Ethel Smyth, una compositrice e attivista per i diritti delle donne, che divenne una sua protetta. Eugenia approvò il movimento delle suffragette, sebbene non condividesse le manifestazioni violente, e invitò a casa sua Emmeline Pankhurst e le sue figlie.

Nel 1899 a Villa Cyrnos iniziò il lungo ed affettuoso rapporto con Lucien Daudet: figlio di Alphonse Daudet, il giovanotto era noto nei salotti parigini per la sua bellezza e la sua relazione sentimentale con Marcel Proust. L'imperatrice Eugenia ne fece il suo protetto, invogliandolo a non consumare inutilmente tempo e denaro ma a dedicarsi alla scrittura. Daudet fu per l'imperatrice quasi un figlio adottivo: lo chiamava per nome (cosa che non faceva con quasi nessun altro) oppure mon cher enfant. Nel 1910 Daudet decise di scrivere un libro sull'imperatrice. Eugenia inizialmente gli negò il permesso, come aveva sempre fatto con tutti quelli che glielo avevano chiesto, poiché non voleva giustificare le sue azioni ma confidava nella verità della storia. Lucien, tuttavia, riuscì a convincerla promettendole che non avrebbe parlato di storia ma della sua personalità, delle sue idee e dei suoi gusti, «un ritratto scritto». Il libro fu pubblicato a Parigi all'inizio del 1912 col titolo L'Impératrice Eugénie ed è una delle opere fondamentali scritte sull'imperatrice Eugenia come donna.
L'imperatrice non perse mai di vista gli svolgimenti politici europei, fu sempre una gran lettrice di quotidiani.

Scoppiata la I guerra mondiale, decise di trasformare la stessa Farnborough Hill in un ospedale militare: un'ala della casa divenne dunque un ricovero per gli ufficiali feriti.
La stessa imperatrice fu curata nel suo ospedale nel 1916 quando scivolò dall'ampio scalone della casa.
Eugenia si dedicò con passione al suo ospedale, preoccupandosi di acquistare sempre le ultime macchine mediche disponibili sul mercato. Lei stessa, per quello che le permetteva l'età, si occupava dei pazienti, andandoli a trovare e conversando con loro. Quando le giungevano cattive notizie, non si faceva vedere all'ospedale: «Non è bene che mi vedano preoccupata e triste. I malati hanno bisogno d'essere tenuti su di morale, e non d'essere depressi».

L'imperatrice riuscì ad essere d'aiuto alla Francia in una questione molto spinosa. Il 5 giugno 1917 i deputati del Governo francese iniziarono a discutere della possibilità di riottenere indietro l'Alsazia e la Lorena grazie ai futuri trattati di pace.
L'imperatrice Eugenia conservava la lettera scrittale nel 1871 dal kaiser Guglielmo I, in cui questi dichiarava che l'annessione di quei territori era stata determinata da fattori politici e bellici. Chiesero allora la lettera all'imperatrice, che non fece alcuna obiezione a consegnarla. La lettera fu letta in una riunione solenne e sarebbe stata fondamentale ai trattati di pace per reclamare l'Alsazia e la Lorena sulla base del principio di autodeterminazione dei popoli.

Alla notizia della fine della guerra l'imperatrice Eugenia esclamò: «Grazie a Dio la carneficina è finita!». Ormai unica superstite dell'epoca dei grandi imperi, rimase inorridità dal Trattato di Versailles (1919) Disse: «Che avete fatto? Questa non è una pace, qui ci sono i semi di future guerre. Vedo in ogni articolo di questa pace un piccolo uovo, un nucleo di ulteriori guerre... Voi sapete quel che dico sempre a proposito della necessità di imporre tutte le condizioni possibili. Ma gli Alleati stanno imponendo condizioni impossibili. Non contenti, si accingono a distruggere la marina mercantile tedesca, il suo commercio, tutto! La Germania come potrà mai guadagnare i soldi necessari a tener fede ai suoi giusti impegni? Pazzia! Follia pura!».
Per i suoi problemi agli occhi il Dottor Barraquer (di Barcellona) accettò di operarla alla cataratta: l'operazione fu un successo e l'imperatrice tornò a vedere, allegra e vivace, ma presto si sentì male durante e fu messa a letto. Aveva preso un'infreddatura che le fu fatale alla sua età. Di notte ricevette l'estrema unzione e alle otto del mattino dell'11 luglio 1920 si spegneva serenamente. Aveva novantaquattro anni.
La bara di granito con la semplice scritta EUGÉNIE si trova tuttora sull'altare della cripta dell'abbazia San Michele.
All'imperatrice fu dedicato, nel 1857, il grande asteroide 45 Eugenia e il suo satellite, scoperto nel 1998, fu chiamato Le Petit-Prince (il piccolo principe) in onore di suo figlio.

Eugenia De Montijo Dove ha soggiornato

Villa Cora

 Viale Macchiavelli, 18 - 50125 Firenze - Firenze
Palazzo, Wedding

Grand Hotel Villa Cora si trova un un'estesa proprietà alle porte di Firenze, sulla collina che domina i Giardini di Boboli, nei pressi di Piazzale Michelangelo. Non a caso, l'albergo in questione... vedi

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