Una delle più illustri e nobili famiglie italiane, che Cesare Salvettì scrittore bolognese fa derivare da Arvoldo VI rè d'Inghilterra 994. Fu portata in Sicilia, al dir del Mugnos, da un Cuismigerio dei Pepoli nobile bolognese, segretario di re Manfredi, da cui venne eletto castellano di Trapani con privilegio dato in Capua 7 luglio 1257. Questa famiglia possedette le baronie di Fiumegrande, Culcasi, Fontana-salsa, Michilcarari, Rabici, Salina di s. Todaro e Sanagia. Un Francesco, barone di Fiumegrande, fu senatore della città di Trapani negli anni 1572-1585; un Romeo tenne la stessa carica subito dopo e fu capitano di giustizia negli anni 1602-1603. Un Giuseppe e un Pietro furono cavalieri dell’ordine di Malta all'inizio del XVIII secolo. Nell'Ottocento aggiunsero il titolo di baroni della Salina di San Teodoro. Nel 1786, estinta la linea del ramo dei Pepoli, baroni di Canedici, Fiume Grande, Riccardo Sieri Pepoli aveva ereditato titoli e beni riunendoli al ramo principale dei Pepoli, baroni di San Teodoro, insieme alle altre proprietà dei feudi di Adrigna e Adrignotta. Riccardo nel 1827 fu sindaco di Trapani. La famiglia promosse l'Ospizio Sieri Pepoli, e a Erice costruì la Torretta Pepoli. Il conte Agostino Sieri Pepoli (1848-1910), figlio di Riccardo, fondò nel 1906, anche con le collezioni del fratello Michele, il Museo Regionale Pepoli
Viene oggi rappresentata da Pietro Pepoli e Palizzolo barone di Rabici capitano di fanteria nell'esercito italiano.
Arma: scaccheggiato, d'argento e di nero di sei file. Corona di barone, cimata da una scimia coronata d'oro, posta di fronte, tenente colle zampe e con la bocca una spada d'argento manicata d'oro, posta in fascia.