Personaggio storico Beomondo d'Antiochia

Nato nel: 1058  - Deceduto nel: 1111
Boemondo I d'Altavilla, o Boemondo I d'Antiochia o Boemondo di Taranto, Principe di Taranto, fu uno dei comandanti della Prima Crociata, nel corso della quale si insignorì del Principato di Antiochia. Sposò nel 1106 Costanza figlia del re di Francia Filippo I.

Boemondo fu il figlio primogenito di Roberto il Guiscardo, duca di Puglia e di Calabria, nato dal matrimonio di quest'ultimo con Alberada di Buonalbergo, che fu più tardi ripudiata. Fu battezzato col nome di Marco in onore del santo patrono di San Marco Argentano (secondo una tradizione locale, senza alcun fondamento storiografico e/o documentario), ma diventò noto come Boemondo a causa di una leggendaria creatura biblica che portava tale nome, il Behemoth. Fino al 1098 firmava i documenti semplicemente come Roberti ducis filius. Suo figlio e successore si riferiva a lui semplicemente come magnus Boamundus. Inoltre, a causa della sua controversia con il fratello per il ducato di Puglia, fu chiamato dux Apuliae da alcuni cronisti. Tuttavia, il titolo utilizzato più frequentemente dagli altri capi crociati durante la sua vita ed in seguito fu Principe d'Antiochia (Antiocenus princeps).

Servì sotto suo padre nel grande attacco ai Balcani contro l'Impero bizantino (1080-1085) e comandò l'esercito normanno durante l'assenza del Guiscardo (1082-1084), penetrando in Tessaglia così come a Larissa, venendo però respinto da Alessio I Comneno. Quest'antica reciproca ostilità ebbe grande influenza nel determinare il corso della politica del regno dell'Imperatore nel periodo che va dall'epoca di Boemondo (che suo padre aveva destinato al trono di Costantinopoli) a quella di Ruggero II.
Quando Roberto il Guiscardo morì nel 1085, mentre il suo fratellastro minore Ruggero Borsa ereditava la Puglia e altri territori italiani, Boemondo avrebbe dovuto ereditare i possedimenti balcanici di suo padre, che tuttavia furono persi subito per mano dei Greci. I fratellastri pervennero così ad un aperto contrasto che fu infine risolto grazie alla mediazione di papa Urbano II, il quale ottenne per Boemondo il riconoscimento di alcuni possedimenti intorno a Taranto. Boemondo quindi riceveva da parte della matrigna Sichelgaita un piccolo principato (un possedimento allodiale) come compenso per la rinuncia ai suoi diritti sul ducato di Puglia. Ma egli mirava a conseguire un prestigio assai maggiore per sé: il cronista Romualdo Guarna disse di Boemondo che «egli sempre cercava l'impossibile».
Nel 1096 Boemondo, insieme a suo zio Ruggero I il Gran Conte di Sicilia, stava assediando Amalfi che s'era rivoltata contro il duca Ruggero, allorché bande di Crociati cominciarono ad attraversare l'Italia per dirigersi in Terra Santa. Lo zelo crociato conquistò Boemondo: è possibile che egli abbia visto nella Prima Crociata l'opportunità di realizzare la politica paterna di una espansione verso oriente e avesse sperato, in una prima fase, di ritagliare per se stesso un principato orientale. Goffredo Malaterra con schiettezza afferma che Boemondo prese la Croce con l'intenzione di razziare e conquistare terre greche.

Al Terzo concilio di Melfi, dal 10 al 17 settembre 1089, il Papa Urbano II bandì la prima Crociata. Il Pontefice, insieme ai fratellastri normanni Ruggero Borsa e Boemondo I, gettò le basi per costituire una lega allo scopo di liberare dai musulmani la Terra Santa. Iniziò, così, la predicazione per la crociata, che fu formalmente indetta, in seguito, a Clermont.
Boemondo radunò un esercito normanno, forse la miglior compagine dello stuolo crociato: sicuramente il suo contingente non era particolarmente numeroso, assommando all'incirca 500 uomini su un totale di circa 35.000 crociati. Alla testa del suo esercito egli traversò, partendo da Trani, il Mare Adriatico e, dopo essere sbarcato a Durazzo, si diresse per la Via Egnatia alla volta di Costantinopoli percorrendo, sotto la prudente scorta di Peceneghi inviatagli incontro dall'Imperatore di Costantinopoli, la via che egli aveva tentato di seguire nel 1084. Fece grande attenzione a osservare un atteggiamento "corretto" nei confronti di Alessio e quando arrivò a Costantinopoli nell'aprile 1097 rese omaggio all'Imperatore.
Mentre Baldovino di Boulogne e Tancredi d'Altavilla si dirigevano verso est dall'Asia Minore per stabilirsi nella Contea di Edessa, l'esercito principale della Prima Crociata continuò verso sud per assediare Antiochia. Boemondo fu il primo a prender posizione davanti ad Antiochia (ottobre 1097) e prese parte in modo massiccio all'assedio della città, sconfiggendo i tentativi dei musulmani di portar soccorso da est e mantenendo i collegamenti a ovest degli assedianti col porto di San Simeone e con le navi genovesi che erano alla fonda. Con oltre quattrocento torri, la città era quasi impenetrabile. L'assedio si protrasse per tutto l'inverno, con grandi difficoltà tra i crociati, che furono spesso costretti a mangiare i propri cavalli, o, secondo la leggenda, i corpi dei loro compagni cristiani che non sopravvivevano.
Comunque, Boemondo convinse una guardia di una torre, un cristiano convertito di nome Firouz, a permettere ai Crociati di entrare in città. Questo accadde il 3 giugno 1098, e seguì un grande massacro di musulmani. Solo quattro giorni dopo, un esercito musulmano proveniente da Mossul guidato dall'atabeg Kerbogha arrivò ad assediare gli stessi Crociati. Alessio I Comneno, l'Imperatore bizantino, stava venendo in soccorso dei cristiani, ma tornò indietro quando gli giunse notizia che la città era già stata riconquistata dai musulmani.
Tuttavia, i Crociati stavano ancora fronteggiando l'assedio, con l'aiuto di un mistico chiamato Pietro Bartolomeo. Pietro annunciò di aver avuto una visione di Sant'Andrea Apostolo, che gli avrebbe detto che la lancia di Longino, che aveva trafitto il costato di Cristo sulla croce, si trovava ad Antiochia. Si scavò sotto la cattedrale di San Pietro, e la lancia fu trovata da Pietro stesso. Anche se molto probabilmente questa era stata messa lì da lui stesso (questa era l'opinione anche di Ademaro di Le Puy, legato papale), ciò risollevò il morale dei crociati. Con la reliquia appena scoperta alla testa dell'esercito, Boemondo marciò incontro a Kerbogha, che fu miracolosamente sconfitto — miracolosamente perché, secondo i Crociati, un esercito di santi apparve sul campo di battaglia in loro aiuto.
Il controllo della città fu oggetto di una lunga disputa. Vi erano nell'esercito dei Franchi nove conti preposti al loro comando, Boemondo li raccolse a consiglio e domandò a chi dovesse andare Antiochia una volta conquistata, e, dato che ognuno la richiedeva per sé, si accordarono a guidare l'assedio una settimana per ciascuno, concordando che essa sarebbe andata a chi, nella sua settimana, fosse riuscito ad espugnarla. A seguito del corrompimento della guardia Firouz ci riuscì Boemondo e fu così nominato Principe dagli altri capi crociati.

Boemondo fece valere le sue pretese contro Raimondo IV, che sosteneva i diritti di Alessio e ottenne il pieno possesso di Antiochia nel gennaio 1099. Si trattenne quindi nelle vicinanze della città conquistata per rendere sicure le proprie posizioni, mentre gli altri Crociati si spostavano a sud per la conquista di Gerusalemme.

Si recò a Gerusalemme nel Natale del 1099, quando Dagoberto da Pisa fu eletto patriarca, forse al fine di impedire la crescita di un forte potere lotaringio nella città. Tutto faceva sembrare che Boemondo fosse destinato a gettare le fondamenta di un grande principato ad Antiochia che avrebbe potuto contenere Gerusalemme. Aveva un buon territorio, una buona posizione strategica e un esercito forte. Doveva però fronteggiare due grandi forze: l'Impero bizantino, che reclamava tutti i suoi territori appoggiato nella sua pretesa da Raimondo di Tolosa, e le forti municipalità musulmane del nord-est della Siria. Contro queste forze egli fallì.
Nel 1100, nella battaglia di Melitene fu catturato dai Danishmendidi di Sivas e languì in prigione fino al 1103. Il cugino Tancredi (figlio di Oddone Bonmarchis, detto Marchisius "il Buon Marchese", della famiglia dei signori del Monferrato, e di Emma di Altavilla sorella di Roberto il Guiscardo. - Emma era anche il nome di una sorella di Boemondo I d'Altavilla, la cui omonimia ha spesso creato confusione in alcuni autori, i quali, confondendo il grado di parentela tra i due rampolli della casa normanna, hanno erroneamente indicato Tancredi quale nipote di Boemondo principe di Antiochia, anziché suo cugino - Da: Tancredus di Rodolfo di Caen), prese il suo posto ma nel frattempo Raimondo s'installava con l'aiuto di Alessio a Tripoli e riusciva così a contenere l'espansione verso sud di Antiochia.

Riscattato nel 1103 dalla generosità del principe armeno Kogh Vasil, Boemondo ebbe come suo primo obiettivo quello di attaccare le vicine potenze musulmane per garantirsi i rifornimenti. Nell'attaccare tuttavia Harran nel 1104 egli fu severamente sconfitto sul fiume Balikh, presso al-Raqqa, sull'Eufrate. La disfatta fu decisiva, rendendo irrealizzabile quel grande principato orientale che Boemondo aveva progettato. Seguì un attacco greco in Cilicia e, disperando delle sue proprie risorse, Boemondo tornò in Europa per cercare rinforzi al fine di difendere la sua posizione. Giunto a Roma, Boemondo riuscì a convincere il papa Pasquale II della perfidia Graecorum e così il legato pontificio Bruno di Segni (che accompagnò Boemondo in Francia) ricevette l'incarico di predicare la guerra santa contro Bisanzio. A Saint-Léonard-de-Noblat davanti all'urna di san Leonardo Boemondo depose delle catene d'argento in ricordo di quelle che per tre anni gli avevano torturato il corpo nella prigione di Gümüştekin. Poi si trovò a Chartres con il re di Francia Filippo I. La sua personalità affascinante gli fece guadagnare la mano di Costanza, la figlia del sovrano francese Filippo I, che sposò a Chartres nel 1106. Di questo matrimonio Sugerio di Saint-Denis scrisse:
« Boemondo venne in Francia per ottenere con ogni mezzo a sua disposizione la mano di Costanza, sorella di monsignore Luigi, una giovane dama di eccellente educazione, d'aspetto elegante e di splendido viso. Tanto grande era la reputazione del valore del regno di Francia e di monsignore Luigi che anche i Saraceni erano terrorizzati dalla prospettiva d'un tale matrimonio. Ella non fu fidanzata fin quando non venne rotto l'accordo matrimoniale che la legava a Ugo, conte di Troyes, volendosi evitare un altro inadatto partito. Il principe di Antiochia era navigato e ricco di doni e promesse; egli meritò il matrimonio che fu celebrato con grande pompa dal vescovo di Chartres alla presenza del re, di monsignore Luigi, di numerosi arcivescovi, vescovi e nobiluomini del regno. »

In questo modo Boemondo poté reclutare col consenso regio un vasto esercito. Abbagliato dal suo successo, Boemondo decise di usare il suo esercito non per difendere Antiochia contro i Greci, ma per attaccare Alessio. Così fece, ma Alessio aiutato dai Veneziani si dimostrò troppo forte e Boemondo dovette sottomettersi a una pace umiliante col trattato di Devol del 1108, che lo rese vassallo di Alessio, piegandosi a ricevere la sua ricompensa col titolo di Sebastos, con la promessa di rinunciare ai territori disputati e di ammettere un patriarca greco ad Antiochia. D'allora in poi Boemondo fu un uomo finito.
Tornò quindi in Italia nella speranza di trovare mezzi e uomini che gli consentissero di proseguire con efficacia e determinazione la sua politica in Terra Santa, ma nel 1111 morì a Bari e fu sepolto a Canosa di Puglia.

Beomondo d'Antiochia Dove ha soggiornato

Castello Dentice di Frasso

 Via Sant'Anna, 2 - 72012 Carovigno - Brindisi
Castello

Il Castello Dentice di Frasso, dimora storica risalente all'epoca normanna situata nell’Alto Salento, domina il paese dal suo punto più alto; Il Castello è aperto al pubblico per mostre e... vedi

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