Bessarione è stato un cardinale e umanista bizantino. Nato in una numerosa e povera famiglia a Trebisonda, allora capitale del piccolo Impero comandato dai Mega Comneni. La sua presunta origine comnena - affermata da fonti più tarde e taciuta da tutti i suoi contemporanei che invece lo vogliono di origini modeste - è difficilmente accertabile. Per secoli il suo nome di battesimo era stato ritenuto Giovanni, ma studi più recenti hanno dimostrato che era Basilio. Giovanissimo (1416/17) e dopo aver compiuto gli studi elementari a Trebisonda si trasferì a Costantinopoli, dove continuò i suoi studi presso Crisoccocca e diventò monaco basiliano assumendo il nome di Bessarione, santo del IV secolo.
Nel 1423 andò in Egitto. La successiva tappa importante furono gli anni trascorsi presso Giorgio Gemisto Pletone a Mistra, vicino alla antica Sparta, nel despotato della Morea, dove fu introdotto alla filosofia platonica (1430/2-1436). Cartofilace e diplomatico di successo tra le corti bizantine, ottenne presto la stima dell'imperatore Giovanni VIII Paleologo.
Nel 1437 fu nominato arcivescovo di Nicea e nel 1438 venne in Italia con il cardinale Cusano, prima a Ferrara, poi a Firenze, per discutere insieme alla numerosa delegazione bizantina e l'imperatore stesso, l'unione delle due Chiese, nella speranza di ottenere l'aiuto occidentale contro gli Ottomani che diventavano sempre più minacciosi nei confronti di Costantinopoli.
Mentre prima del Concilio di Ferrara Bessarione apparteneva al partito bizantino contrario all'unione, durante il Concilio si dimostrò fautore dell'unione della Chiesa romana con quella ortodossa. Su basi filologiche e teologiche Bessarione dimostrò che un passo dibattuto del testo di San Basilio (figura di spicco della chiesa ortodossa) sosteneva posizioni uguali a quelle della Chiesa di Roma, mentre le copie del testo che non avevano il passo incriminato erano tutte molto recenti. La questione dogmatica principale che divideva le due Chiese era quella detta del Filioque, riguardante il rapporto all'interno della Trinità tra il Figlio, il Padre e lo Spirito Santo: significativo, a questo proposito, è il dibattito che, durante il Concilio, avvenne tra il Bessarione e Ludovico da Pirano, presente in quanto Vescovo di Forlì. Ma le ragioni che dividevano le due religioni erano più profonde. Le ragioni ecclesiologiche e storico-politiche erano tanto complesse e profonde da sembrare più difficilmente superabili rispetto a quelle dogmatiche.
Questa ostilità dei Bizantini nei confronti dei cristiani latini era comprensibile, data la presenza di questi ultimi nel mondo bizantino, fin dalla quarta crociata del 1204, che aveva distrutto l'Impero bizantino con la conquista e il saccheggio di Costantinopoli e la divisione dei territori bizantini tra le potenze che avevano preso parte alla "crociata", soprattutto i veneziani. Il 6 luglio 1439 comunque, e per la volontà esplicita dell'Imperatore di raggiungere un compromesso, fu letto, alla presenza del papa Eugenio IV e dell'imperatore stesso, il decreto dell'unione delle Chiese, dal cardinal Cesarini in latino e da Bessarione in greco.
Poco dopo la missione italiana Bessarione tornò a Costantinopoli. Lì lui e gli altri fautori dell'unione trovarono un clima ostile tra la popolazione e il clero, in particolare i monaci, mentre una parte di quelli che avevano firmato il decreto dell'unione ora l'abbandonavano. Dato questo clima e la nomina a cardinale dal papa Eugenio IV il 18 dicembre 1439, con il Titolo dei Santi XII Apostoli, comunicatagli mentre si trovava a Costantinopoli, Bessarione si recò nuovamente in Italia nel 1440 dalla quale non tornò mai più nell'Impero bizantino.
Dopo un soggiorno a Firenze si recò con la corte pontificia a Roma.
Nel 1449 cambiò il suo titolo cardinalizio con la Sede suburbicaria di Sabina-Poggio Mirteto, pur mantenendo la commenda del Titolo dei Santi XII Apostoli. Subito dopo optò per la Sede suburbicaria di Frascati, che tenne fino al 1468, quando tornò a quella di Sabina, che tenne poi fino alla morte.
Caduta Costantinopoli nel 1453, si dedicò a soccorrere i dotti bizantini fuggiti dalle mani degli Ottomani. Tra il 1456 ed il 1465 fu Archimandrita di Messina e Barone della Terra di Savoca. Nel 1462 fu nominato primo abate commendatario dell'Abbazia Greca di Grottaferrata. Volendo salvare l'immenso patrimonio della cultura bizantina raccolse numerose opere che altrimenti non sarebbero mai pervenute in Occidente, costituendo una ricca biblioteca, articolata su due scriptoria, mentre era ancora in vita. Nel 1468 donò la propria biblioteca alla città di Venezia; la raccolta divenne il patrimonio iniziale della Biblioteca nazionale Marciana. Tra le altre, salvò numerose opere contenute nella ricchissima biblioteca del Monastero di San Nicola di Casole, presso Otranto, che finì poi distrutta (ad opera degli Ottomani) nel corso della Battaglia di Otranto del 1480.
Nel 1472 venne inviato dal papa Sisto IV presso Luigi XI di Francia a perorare la causa di una crociata per la liberazione di Costantinopoli, nonostante la sua età e la sua scarsa salute. Nel viaggio di ritorno, a causa dei disagi, le sue condizioni peggiorarono e morì a Ravenna, in casa di un suo amico veneziano e podestà del luogo, Antonio Dandolo, secondo alcuni avvelenato su istigazione dei cardinali francesi suoi avversari.
La sua salma, traslata in Roma il 3 dicembre dello stesso anno, fu inumata nella Basilica dei Santi XII Apostoli.