Secondo duca longobardo di Spoleto, era figlio di Trasamondo conte di Capua, insediato da re Grimoaldo nel 663 come dux nel ducato di Spoleto; sua madre, di cui si ignora il nome, era figlia di questo importante re longobardo. I genitori, trasferitisi per volere del re dal ducato di Benevento a Spoleto, dove non erano ancora radicati, diedero al figlio il nome del primo duca longobardo di Spoleto per ricollegarsi con le più antiche tradizioni del grande ducato nell'Italia centrale.
Le circostanze della sua ascesa al ducato restano tuttavia enigmatiche. Paolo Diacono riporta che F. assunse il titolo alla morte del padre Trasamondo, ma poi aggiunge: "Denique Wachilapus germanus fuit Transamundi et cum fratre suo pariter eundem rexit ducatum". A causa della mancanza di altre fonti rimane del tutto incerto se lo zio fosse morto prima della scomparsa di Trasamondo oppure se fosse stato eliminato dal nipote al principio del suo governo.
Poco si sa sull'amministrazione di Faroaldo. La sua lettera, già citata, a papa Giovanni VII e alcune altre fonti mostrano come egli costantemente favorisse il monastero di Farfa, da poco fondato. Il medesimo papa dietro preghiera del duca prese nel 705 questo monastero sotto la propria protezione, fatto che fa pensare ad una stretta cooperazione, almeno per alcuni aspetti, tra Roma e Spoleto. Nella tradizione farfense successiva - cioè sia nella Constructio monasterii Farfensis redatta verso la metà del secolo IX da un monaco ignoto, sia nel Chronicon Farfense composto all'inizio del secolo XII da Gregorio di Catino - F. è ricordato come il grande protettore di Farfa ispirato dalla Vergine Maria, sotto il cui patrocinio era posto il monastero. Nel Chronicon Farfense si racconta anche che il duca donò a Farfa undici curtes.
I buoni rapporti di Faroaldo con Roma volsero pero in aperta ostilità al più tardi verso il 712-713; i motivi di questa svolta sono sconosciuti. Allora il duca occupò alcuni possedimenti della Chiesa di Roma in Sabina, che vennero resi al papa solo dopo circa trenta anni, nel 742, da re Liutprando. Soprattutto, F. occupò in quel periodo Classe, l'importante porto di Ravenna. Ma non rimase per molto tempo in possesso della sua conquista. Per le pressioni di Liutprando, da poco asceso al trono longobardo, egli fu costretto a riconsegnare questo porto ai Bizantini. Il re, giunto al potere dopo lunghi anni di durissime lotte interne, si preoccupò anzitutto di avere buoni rapporti con Bisanzio e con Roma, in modo da non mettere in pericolo con nuovi conflitti il consolidamento del suo regno. Tuttavia, Liutprando pose fine molto presto alla sua politica di pace. Sotto la forte impressione che destava la pesante crisi in cui versava l'Impero romano d'Oriente dal 716, ma soprattutto in considerazione dell'assedio della capitale Bisanzio da parte degli Arabi nell'estate del 717, il re riprese la vecchia politica espansionistica, interrotta dal trattato di pace del 680.
Dopo circa quindici anni Faroaldo perse il suo ducato. Secondo una nota senz'altro attendibile di Paolo Diacono, suo figlio Trasamondo (II) si sarebbe rivoltato contro di lui e lo avrebbe reso inabile al potere costringendolo a prendere l'abito clericale. La data della sua caduta è finalmente assodata dopo gli studi diplomatici di Brühl e Zielinski sui documenti longobardi di Spoleto: la deposizione di F. avvenne secondo questi studiosi nel 719-20. Secondo una notizia risalente al XVI secolo, in genere considerata attendibile, Faroaldo si ritirò nel monastero da lui fondato di S. Pietro in Valle presso Ferentillo (prov. di Terni) in Umbria. Nulla si sa della sua vita in questo monastero, né sono noti i motivi che spinsero il figlio a ribellarsi. Più volte è stata avanzata la supposizione che al giovane duca, il quale si opponeva con decisione alla politica egemonica di Liutprando nell'Italia centrale - e soccomberà infine nella dura lotta contro questo - il padre fosse sembrato sin troppo accondiscendente nei confronti del sovrano longobardo. Questa ipotesi, benché non accreditata da alcuna fonte, sembra tuttavia plausibile; infatti la caduta di Faroaldo seguì di pochi mesi la grande offensiva condotta da Liutprando contro Bisanzio con la partecipazione di truppe spoletine.
I pochi frammenti che ci informano, lo ritraggono come un duca risoluto, che aveva a cuore i monasteri del suo ducato e che sfruttò in molti modi le opportunità di allargare i confini del suo dominio a spese di Roma e Bisanzio; un duca che però si sforzava, spesso anche con successo, di non mettere a repentaglio la sua posizione, contrassegnata da un alto grado di autonomia, con un aperto confronto con il potentissimo Liutprando.