Personaggio storico Gaio Plinio Secondus

Nato nel: 23  - Deceduto nel: 79
Gaio Plinio Secondo (Caius Plinius Secundus), conosciuto come Plinio il Vecchio, è stato uno scrittore, ammiraglio e naturalista romano.

Era proprio del suo stile descrivere le cose dal vivo, ed egli è per noi un vero cronista dell'epoca. Morì infatti tra le esalazioni sulfuree dell'eruzione vulcanica del Vesuvio che distrusse Stabiae, Ercolano e Pompei, mentre cercava di osservare il fenomeno vulcanico più da vicino. Per questo venne riconosciuto come primo vulcanologo della storia.

La Naturalis historia, che conta 37 volumi, è il solo lavoro di Plinio il Vecchio che si sia conservato. Quest'opera è stata il testo di riferimento in materia di conoscenze scientifiche e tecniche per tutto il Rinascimento e anche oltre. Plinio vi ha infatti registrato tutto il sapere della sua epoca su argomenti molto diversi, come cosmologia, geografia, antropologia, zoologia, sostanze medicinali, metallurgia e mineralogia.
Plinio il Vecchio nacque sotto il consolato di Gaio Asinio Pollione e di Gaio Antistio Vetere fra il 23 e 24 d.C. Discusso è il luogo della sua nascita: Verona per alcuni, Como (Novocomum) per altri. A sostegno della tesi veronese ci sono dei manoscritti in cui è possibile leggere Plinius Veronensis e il fatto che Plinio stesso, nella sua prefazione, citi Gaio Valerio Catullo come proprio conterraneus (e Catullo era di Verona). Ad avvalorare l'idea di Como come luogo di nascita, si osserva invece che Eusebio di Cesarea, nella sua cronaca, unisce il nome di Plinio con l'epiteto di Novocomensis. Eusebio e gli autori successivi hanno però a lungo confuso Plinio, l'autore della Naturalis Historia, e Plinio il giovane, suo nipote, l'autore delle lettere e del Panegirico di Traiano. L'argomentazione più considerevole a favore di Como sono le iscrizioni presenti in questa città, nelle quali il nome di Plinio ritorna spesso.

Plinio il Vecchio riveste cariche quali Ufficiale di cavalleria (eques) in Germania, grazie a sua madre, compagna di Gaio Cecilio di Novum Comum, senatore e procuratore in Gallia e Spagna. Prima del 35 suo padre lo portò a Roma, dove affidò la sua istruzione ad uno dei suoi amici, il poeta e generale Publio Pomponio Secondo. Plinio vi acquisì il gusto di apprendere. Due secoli dopo la morte dei Gracchi, il giovane ammirò alcuni dei loro manoscritti conservati nella biblioteca del suo tutore e dedicò loro più tardi una biografia.

Plinio cita i grammatici e retori Quinto Remmio Palemone ed Arellio Fusco nella sua Naturalis historia e fu certamente loro seguace. A Roma studiò botanica: l'arte topiaria di Antonio Castore e vede le vecchie piante di loto che un tempo erano appartenute a Marco Licinio Crasso.

Poté anche contemplare la vasta struttura costruita da Nerone della Domus Aurea ed assistette probabilmente al trionfo di Claudio sui Britanni nel 44. Sotto l'influenza di Lucio Anneo Seneca, diventa uno studente appassionato di filosofia e di retorica ed inizia ad esercitare la professione di avvocato. Plinio ricoprì cariche civili sotto Vespasiano e Tito. Comandante della flotta tirrenica di stanza a Miseno (Praefectus classis Misenis), morì durante l'eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei, Ercolano e Stabia.
Plinio il Giovane, suo nipote, ce lo rappresenta come un uomo dedito allo studio ed alla lettura, intento ad osservare i fenomeni naturali ed a prendere continuamente appunti, dedicando poco tempo al sonno ed alle distrazioni.

Il racconto della sua morte, contenuto in una lettera del nipote Plinio il Giovane, ha contribuito all'immagine di Plinio come protomartire della scienza sperimentale (definizione di Italo Calvino), anche se, sempre secondo il resoconto del nipote, si espose al pericolo anche per recare soccorso ad alcuni cittadini in fuga dall'eruzione. Il presunto teschio di Plinio il Vecchio è conservato nella sala Flajani del Museo storico nazionale dell'arte sanitaria a Roma.
Prestò servizio in Germania nel 47 agli ordini di Gneo Domizio Corbulone, partecipando alla sottomissione dei Cauci ed alla costruzione del canale tra il Reno e la Mosa. Da giovane comandante di un corpo di cavalleria (praefectus alae), redasse nel corso degli stazionamenti invernali all'estero una prova sull'arte del lancio del giavellotto a cavallo (de iaculatione equestri). In Gallia ed in Spagna annotò il significato di un certo numero di parole celtiche. Notò le località associate alle campagne militari di Germanico; sui luoghi delle vittorie di Druso, sognò che il vincitore lo pregava di trasmettere alla posterità le sue imprese (Plin. Ep., III, 5,4).

Accompagnò probabilmente Pomponio, amico di suo padre, in spedizione contro i Catti nel 50.
Sotto Nerone, vive soprattutto a Roma. Cita la carta d'Armenia e gli accessi del mar Caspio che fu ceduto a Roma dal personale di Corbulo in 59 (VI, 40). Assiste anche alla costruzione della Domus Aurea di Nerone dopo il grande incendio del 64 (XXXVI, 111). Nel frattempo, completa i venti libri della sua Storia delle guerre germaniche, solo lavoro di riferimento citato nei primi sei libri degli annali di Tacito (I, 69). Questo lavoro è probabilmente una delle principali fonti di informazioni sul germanico. All'inizio del V secolo, Simmaco ebbe una piccola speranza di trovarne una copia (Epp., XIV, 8). Plinio dedica molto tempo ad argomenti relativamente più sicuri, come la grammatica e la retorica.
Sotto il regno del suo amico Vespasiano, torna al servizio di Roma come procuratore nella Gallia Narbonense (70) e nella Spagna romana (73). Visita anche Gallia Belgica (74). Durante il suo soggiorno in Spagna, si dedica all'agricoltura e alle miniere del paese, oltre a visitare l'Africa.[5] Al suo ritorno in Italia, accetta un incarico di Vespasiano, che lo consulta alle albe prima di partecipare alle sue occupazioni ufficiali. Alla fine del suo mandato, dedica la maggior parte del suo tempo ai suoi studi (Plin. Ep., III, 5,9).

Completa una storia del suo tempo in 31 libri, che tratta del regno di Nerone fino a quello di Vespasiano (N.H., Praef. 20). Quest'opera è citata da Tacito,[6] ed influenza Gaio Svetonio Tranquillo e Plutarco. Porta a termine il suo grande lavoro: la Naturalis historia, un'opera di carattere enciclopedico nella quale Plinio raccoglie una grande parte dello scibile della sua epoca, lavoro progettato sotto la direzione di Nerone. Le informazioni che raccoglie riempiono non meno di 160 volumi nell'anno 73, quando Larcio Licino, il legato pretore di Spagna Tarraconense prova invano a comperarli con una somma notevole. Dedica una sua opera a Tito Flavio nel 77.

In occasione dell'eruzione del Vesuvio del 79 che seppellì Pompei ed Ercolano, si trovava a Miseno come praefectus classis Misenis. Volendo osservare il fenomeno il più vicino possibile e volendo aiutare alcuni suoi amici in difficoltà sulle spiagge della baia di Napoli, parte con le sue galee, che attraversano la baia fino a Stabiae (oggi Castellammare di Stabia) dove muore, probabilmente soffocato dalle esalazioni vulcaniche, a 56 anni. L'eruzione è stata descritta dal suo nipote Plinio il giovane il cui nome è stato preso in considerazione nella vecchia vulcanologia: eruzione pliniana. 

Era occupato su i suoi manoscritti per venti ore su ventiquattro, non risparmiandosi neppure nel tempo più caldo. Talora lo si trovava impegnato all'una del mattino a leggere e scrivere a lume di candela. Dopo aver fatto visita a corte tornava a lavorare sino a mezzogiorno quando interrompeva per una breve pausa per un pranzo molto leggero al cui termine si riposava prendendo il sole mentre un segretario gli faceva ad alta voce l'ultima lettura della giornata. Dopo un bagno freddo, seguito da un breve riposo e da una merenda ricominciava a lavorare, quasi che fosse all'inizio del giorno, sino all'ora della cena.

Il solo frutto del suo instancabile lavoro che persiste al giorno d'oggi è la sua Naturalis Historia che fu utilizzata come riferimento durante numerosi secoli da innumerevoli allievi.

Gaio Plinio Secondus Dove ha soggiornato

Villa Pliniana

 Via Cesare Poggi, 29 - 22020 Torno - Como
Palazzo

Villa Pliniana si affaccia sul lago in un’insenatura isolata in prossimità del centro abitato del paese di Torno. La facciata è scandita da quattro ordini di finestre; quelle del piano nobile... vedi

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