Personaggio storico Guidi di Romena

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Dal castello di Romena, oggi nel territorio di Pratovecchio, prese il nome, a partire dal Conte Aghinolfo di Guido Guerra III, uno dei rami dei conti Guidi di Modigliana, che si dissero Guidi di Romena ma anche da Monte Granelli e di Raginopoli. I figli di Aghinolfo I, Guido, Alessandro e un loro terzo fratello, divennero celebri per essere rammentati da Dante nel canto XXX dell'Inferno come falsari del fiorino d'oro che per loro coniò Maestro Adamo da Brescia. 

Dal conte Guido d'Aghinolfo I nacque Aghinolfo II conte di Romena, di cui si conosce il testamento fatto nel 1338 dove si nominano sei o sette figli suoi, fra i quali un Conte Alberto, un Conte Guido Uberto di Romena e Monte Granelli, un Bandino (Ildebrandino) vescovo di Arezzo. Ad uno di quei figli del conte Aghinolfo II, nacque il conte Piero di Romena rammentato con il cugino Conte Bandino in due contratti del 14 e del 21 ottobre 1357, allorché vendettero al Comune di Firenze il castello, distretto e giurisdizione di Romena comprese tre altre proprietà per il prezzo di 9600 fiorini di conio fiorentino. Stavolta non quelli di mastro Adamo.

La cessione fu ratificata dai Signori e Collegi della Repubblica Fiorentina, mediante provvisione del 23 ottobre 1357. Per effetto della vendita, la Signoria di Firenze deliberò l'esenzione per 5 anni da ogni dazio, gabella e prestanza gli abitanti di Romena e del suo distretto, con l'obbligo per altro di comprare dal Comune di Firenze il sale necessario al loro consumo, e dichiarò che l'estimo del Castello e territorio di Romena ascendeva alla somma di 150 fiorini d'oro l'anno da pagarsi dopo il quinquennio di esenzione fiscale. I due conti, dal canto loro, furono ricevuti in accomandigia perpetua e stipendiati dalla Signoria con l'obbligo del palio. La stessa vendita del Castello di Romena fu anche confermata con successivo contratto del 24 aprile 1381 dal conte Niccolò figlio del Conte Bandino. Uno degli ultimi conti di Romena fu quel conte Roberto del Conte Giovanni di Monte Granelli, il quale il 10 giugno del 1410 stando in Monte Granelli nominò un suo rappresentante, per recarsi a Firenze a presentare il palio consueto la mattina della festa di S. Giovanni.

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