I di Collalto, sono una nobile casata di origine longobarda, che prende il proprio nome dall'omonima località, oggi frazione del comune di Susegana in provincia di Treviso. Non si hanno prove certe sulle origini dei Collalto, ma sembrano veritiere le tradizioni che ritengono questa famiglia longobarda. Si può ragionevolmente ipotizzare che essi facessero parte di quell'aristocrazia guerriera che, con l'arrivo dei Franchi di Carlo Magno e la caduta di re Desiderio, passò da una sudditanza all'altra senza perdere le proprie prerogative di nobili.
Il primo membro documentato è Rambaldo I: il 25 ottobre 958 (o 959) il re d'Italia Berengario II e suo figlio Adalberto emisero un diploma con il quale gli donavano, probabilmente ex novo, la curia di Lovadina, con tutte le sue pertinenze, e il vicino bosco del Montello. Si trattava di zone strategiche, situate presso alcuni guadi sul fiume Piave; il sovrano era evidentemente interessato a difendere la Marca Veronese (da cui dipendeva anche il Trevigiano) dopo che questa era stata devastata dagli Ungari nei decenni precedenti.
Nel documento Rambaldo viene detto dilecto fideli nostro, ma non compare alcun riferimento alla carica di conte di Treviso. Il titolo è però attestato in uno scritto del 971 quando lo stesso Rambaldo, testimone ad un placito tenuto a Verona dal patriarca di Aquileia Reginaldo, è indicato come Comes Comitato Tarvisianense. Si presume, di conseguenza, che egli fosse stato nominato tale tra il 960 e il 971.
Sappiamo, inoltre, che Rambaldo aveva sposato la figlia di Berengario, Gisla. Tutto questo suggerisce che i primi membri della famiglia avessero aderito al partito dell'imperatore del Sacro Romano Impero nella lotta che oppose quest'ultimo al Papato (erano gli anni del Privilegium Othonis). Ne è ulteriore prova il diploma emesso nel 980 dall'imperatore Ottone II con il quale trasmetteva al conte di Treviso i diritti di Camera Regia sui suoi possedimenti nel comitato di Ceneda, compresi tra i torrenti Soligo e Raboso.
A partire da Rambaldo la genealogia dei Collalto continua ininterrotta sino ai giorni nostri. Dei suoi figli vengono ricordati: Byanzeno o Bianchino I, considerato capostipite dei Caminesi; Rambaldo II, che pure ottenne dall'imperatore vari privilegi; Gaiberto o Giberto. Apparteneva a questa famiglia anche Almerico, vescovo di Treviso attestato nel 1003.
Tra i privilegi ricevuti da Rambaldo II, va ricordato quello del 994 quando Ottone III gli confermò i propri diritti di conte sulla città di Treviso, donandogli altresì alcuni mansi in varie località del Trevigiano.
Già prima dell'anno Mille, quindi, il loro patrimonio consisteva in numerose proprietà sparse tra i comitati di Treviso, Ceneda, Padova e Vicenza e, in particolare, nella giurisdizione sul territorio compreso tra il Piave, il Montello, la linea Montebelluna-Musano e la via Postumia.
Durante il periodo che li vide a capo della città di Treviso, i Collalto dimostrarono una politica altalenante nei confronti delle autorità imperiale ed ecclesiastica. Se in un primo tempo, come si è visto, essi si dimostrarono fedeli sudditi del sovrano (cosa che permise loro di ampliare e consolidare il proprio potere), negli anni successivi intesserono solidi legami anche con la Chiesa mediante la fondazione di chiese, monasteri e ospedali. Spicca tra tutti l'abbazia di Nervesa, eretta nelle loro proprietà del Montello da Rambaldo III e dal 1062 passata sotto la diretta protezione del pontefice, ovvero fuori dalla giurisdizione del vescovo di Treviso.
L'allontanamento dalla fazione imperiale fu confermata a partire dal 1080 circa, con la lotta per le investiture. La cosa generò una netta spaccatura all'interno della vita pubblica trevigiana: mentre i conti di Treviso sostenevano la causa del Papato, il vescovo Rolando di Parma, appoggiava apertamente Enrico IV il Salico. La rivalsa del sovrano non tardò visto che alla famiglia venne revocato il titolo comitale che venne trasferito a Valfredo di Desenzano.
Successivamente i Collalto rientrarono nelle grazie dell'imperatore: nel 1116 Enrico V accolse l'esplicita richiesta dei figli di Rambaldo III, Ensedisio e Guido, e ripristinò loro titoli, privilegi e concessioni dietro il pagamento di un'ammenda di 800 libre (riuscirono a saldarla solo vendendo alcuni beni siti attorno a Mestre).
Nel 1108 i Conti di Collalto eressero la Torre di Mestre dando così origine al nuovo sito (castello) della città.
Il vecchio Castello era sul sito del Castrum romano, "Castelvecchio") si ergeva la dove si separavano i due rami del fiume Marzenego, ad occidente del borgo di San Lorenzo, pressappoco dove sorgeva l'ex ospedale Umberto I (l'accesso dal Terraglio era l'attuale via Castelvecchio).
Il primo centro fortificato di Collalto, posto su una collina rivolta al fiume Piave, è verosimilmente databile attorno al 1110 quando ad Ansedisio (o Ensedisio) furono assegnate quelle terre per controllare i guadi sul fiume. È documentata l'organizzazione amministrativa dei Collalto nel 1138.
Gli scritti antichi ricordano che Arsedisio e Widotto cedettero, nel 1117, alcuni territori della odierna provincia di Venezia all'Abbazia Sant'Ilario di Venezia, tra i quali Mirano, Scaltenigo, Vetrego: questi beni che erano stati ereditati da una loro ava, tale Gisla, moglie di Guido da Spoleto.
Nel 1245 il conte Schenella III acquistò la collina di San Salvatore, nei pressi di Susegana, da parte del podestà di Treviso Alberico da Romano.
Giuliana, figlia di Rambaldo VI, fondò, ai primi del XIII secolo, il monastero dei Santi Biagio e Cataldo a Venezia e, per aver dedicato l'intera vita al soccorso dei poveri, fu popolarmente considerata una santa.
Il centro del potere dei Collalto era centrato sui castelli di Collalto e di San Salvatore e quando nel 1312 (o 1321) Rambaldo VIII ricevette dall'imperatore Enrico VII la piena giurisdizione feudale, la contea divenne quasi un principato indipendente con leggi proprie (da ricordare gli Statuta Collalti). Mentre il castello di Collalto controllava amministrativamente anche le località di Falzè di Piave, Sernaglia (ora comune Sernaglia della Battaglia), Barbisano (ora frazione di Pieve di Soligo) e Refrontolo, quello di San Salvatore amministrava Santa Lucia di Piave, Colfosco di Susegana e Susegana.
Interessante fu la figura di Schinella VI. Per due anni (1379 - 1380) fu al servizio del Patriarca di Aquileia, nel 1387 lo si ritrova, in qualità di conte palatino, al seguito di Gian Galeazzo Visconti in Francia. Ma nel 1390 fu segnalato al servizio di Francesco Da Carrara contro i Visconti tanto che, quando Francesco morì (1393, fu tra i nobili presenti al funerale. Nel 1394 combatteva con i Da Camino a Ferrara e, nel 1395, fu a servizio dei Da Polenta a Rimini. Per aver sconfitto gli Ungari, invasori del Veneto, ricevette le riconoscenze (1413) del Doge della Repubblica di Venezia. Sembra sia spirato nel 1415.
Dunque i Collalto, pur conservando formalmente la loro indipendenza, divennero patrizi della Repubblica di Venezia rivestendo incarichi nella magistratura e partecipando alla difesa della città. Ne è esempio Toso da Collalto che si distinse in diverse imprese belliche: dal 1527 al 1533 fu prevalentemente in Lombardia, escluso il 1532, quando fu impegnato presso l'isola di Corfù. Morirà attorno al 1540.
Nel 1623 l'imperatore d'Austria, per ringraziare Rambaldo XIII degli indispensabili aiuti militari, assegnò alla famiglia alcuni territori e castelli in Moravia.
Nel 1806 Napoleone abolì le organizzazioni feudali e la contea si trasformò nel comune di San Salvador, attualmente comune di Susegana.
Nel 1822, caduto da tempo Napoleone, gli Asburgo assegnarono ai primogeniti dei Collalto il titolo di principi dell'Impero. Primo fu Odoardo III (1747- 1833), con i titoli di "Principe di Collalto e San Salvatore, Patrizio Veneto e Nobile di Treviso; Comandante dell'Arsenale di Venezia, Podestà di Brescia, Inquisitore di Stato, Capo del Consiglio dei X, Generale a Palma e Ciambellano imperiale".
Ora i terreni delle località dei Collalto e del Castello di San Salvatore sono valorizzati da una prestigiosa azienda vinicola gestita dagli attuali discendenti.