Cardinale e politico spagnolo, di nobile
casato, frequentò la corte di Castiglia e nel 1338 fu nominato
arcivescovo di Toledo. Partecipò come legato alla predicazione della
crociata contro i Saraceni d'Andalusia; ad Avignone nel 1350 fu nominato
cardinale da Clemente VI.
Ha legato la sua fama in modo particolare alla pacificazione e alla
riorganizzazione politico-amministrativa degli Stati della Chiesa in
preparazione del ritorno dei pontefici da Avignone a Roma, dove, dopo la
fuga di Cola di Rienzo (1353), si era impadronito della città Francesco Baroncelli,
che vi comandava con sistemi dittatoriali, mentre negli Stati pontifici
si erano installati al potere dei tirannelli, che in pratica si erano
resi indipendenti dall'autorità pontificia. Il compito di Albornoz era
particolarmente difficile, ma non impari alle sue forze: si guadagnò
dapprima la neutralità dei governi di Milano e della Toscana per essere
sicuro alle spalle e poi riportò all'obbedienza al governo pontificio
l'Umbria e il Lazio, facendo leva sulle mutue gelosie dei signorotti che
vi spadroneggiavano; quindi richiamò a Roma Cola di Rienzo, nominandolo
senatore a vita, ma gli errori del tribuno furono causa della sua morte
(1354) e Albornoz trovò così il campo sgombro alla sua opera. Si mise
allora a capo del piccolo esercito della Santa Sede e sconfisse Malatesta a Rimini, Francesco Ordelaffi a Cesena e Giovanni Manfredi a Faenza. L'anno seguente (1358) fece
rientrare le ribellioni degli Ordelaffi a Forlì e ridusse all'obbedienza
Spoleto e Perugia. Nel 1363 fu sottomessa anche Bologna. Il ritorno a
Roma di Urbano V nel 1367 fu dovuto solo all'abile opera politico-militare di Albornoz. La pubblicazione del Liber Constitutionum Sanctae Matris Ecclesiae, detto anche in suo onore Costituzioni egidiane, è il risultato duraturo di tale sua opera. È sepolto a Bologna, nel Collegio di Spagna da lui fondato.