Rocca di Dozza

Piazza della Rocca, SNC - 40060 Dozza - Bologna   vedi mappa - contatti
La Rocca di Dozza è un complesso monumentale di origine medievale trasformato da Caterina Sforza in castello fortificato e adibito, in epoca rinascimentale, a residenza nobiliare. Dozza è considerato uno dei più caratteristici borghi medievali dell'Appennino tosco-romagnolo, sia per lo stato di conservazione sia per il paesaggio nel quale è immerso. Vigneti e dolci pendii, infatti, incorniciano il borgo medievale sormontato dalla maestosa rocca sforzesca.

Rocca di Dozza Storia

Il Borgo Medievale di Dozza, uno dei cento “Borghi più Belli d’Italia”, si trova a sud di Bologna, a 6 km da Imola ed è posto sul crinale di una collina che domina la valle del fiume Sellustra e scende dolcemente verso la via Emilia.

Le origini della Rocca risalgono al sec. XIII. Nel corso del Medioevo, la posizione strategica al confine tra Bologna e la Romagna, rende la fortezza di Dozza oggetto di forti contese. Gli annali storci citano nel corso del Trecento l’egemonia dei bolognesi, poi il governo del signore di Romagna, Ricciardo Manfredi, del legato papale Cardinale Egidio Albornoz, ed ancora dei Bentivoglio, a segnare il rientro nella sfera di Bologna.

La Rocca fu senz’altro oggetto di modifiche, distruzioni, ricostruzioni. Scavi, ritrovamenti e rilievi condotti in occasione dei restauri architettonici hanno consentito di elaborare un’ipotesi stratigrafica dell’impianto. E’ stato rinvenuto l’arco dell’antico portale di ingresso decorato con simbologie araldiche. Un altro elemento riferibile al periodo medievale è l’impianto del mastio leggibile nelle stanze interne della Torre Maggiore. La torre, composta di tre stanze a pianta quadrata, voltate in muratura, sovrapposte fra loro, collegate da una scala interna e dotate di una cisterna per l’approvvigionamento dell’acqua, costituiva un nucleo abitativo autonomo in cui ci si poteva rifugiare durante i lunghi assedi.

L’attuale aspetto esterno della Rocca è ascrivibile al tardo quattrocento, quando Dozza entrò a far parte della signoria Riario – Sforza. Nel 1473, con un matrimonio dalle forti valenze politiche, Girolamo Riario, nipote di Papa Sisto IV, si unisce a Caterina Sforza, figlia del Duca di Milano e nipote di Ludovico il Moro, ed ottiene dallo zio Papa il vicariato di Imola, fino ad allora sotto il dominio sforzesco, cui si aggiunse nel 1480 la signoria di Forlì. Girolamo, e dopo la sua morte, Caterina, apportarono consistenti interventi di fortificazione su tutti i castelli del loro Stato, di cui facevano parte una serie di possedimenti minori fra cui Dozza. Qui è assai probabile l’impiego del tecnico militare Gian Ludovico Manghi e di mastro Giorgio Fiorentino da Settignano per l’esecuzione dei lavori; il profondo fossato, i possenti torrioni segnati dalle cordonature dei marcapiani, il coronamento ritmico dei beccatelli sono elementi sforzeschi. Le torri arrotondate sono integrate in un sistema continuo di elementi angolari a forma poligonale con bordi smussati tipici della forma bastionata che nasce con Giuliano ed Antonio Sangallo.

Nel corso del Cinquecento il castello ed il feudo di Dozza furono ceduti da Papa Clemente VII al cardinale Lorenzo Campeggi, nunzio apostolico di alto prestigio che svolse importanti missioni diplomatiche presso i sovrani dell’epoca, quali il re d’Inghilterra Enrico VIII e l’imperatore Carlo V. L’impianto distributivo del palazzo (cortili, atrio, androne e scale) e l’organizzazione del piano nobile, così come oggi ci appaiono, sono in prevalenza riconducibili alla signoria dei Campeggi che, nella seconda metà del Cinquecento, intraprese massicci interventi di trasformazione allo scopo di trasformare la Rocca da fortezza a sede di rappresentanza diplomatica. La copertura del cortile compreso tra i bastioni rivolti a sud, consente l’ampliamento delle superfici da destinare a residenza sia al piano terra sia al piano primo. La costruzione dei due loggiati sovrapposti, con colonnati in arenaria, oltre a caratterizzare stilisticamente l’architettura della residenza, perimetra una corte centrale che diverrà il punto nodale delle attività svolte all’interno dell’edificio.

Nel 1728, con la morte di Lorenzo Campeggi, ultimo maschio della casata, il marchesato di Dozza perviene per eredità a Francesca Maria Campeggi, moglie di Matteo Malvezzi, la quale trasferisce i diritti feudali a quest’ultima famiglia. Il figlio di Francesca, Emilio fu il primo marchese che unificò il nome dei due casati in Malvezzi-Campeggi. Nel 1798, con l’entrata in vigore delle leggi napoleoniche, la Rocca fu sul punto di essere confiscata ma il marchese Giacomo riuscì a dimostrare che il castello era un bene privato. Dunque il feudo di Dozza fu abolito, ma la Rocca rimase di proprietà dei Malvezzi-Campeggi che ne fecero la loro residenza fino al 1960. Le puntuali descrizioni dell’invenrario del 1795 riferiscono di un Palazzo già compiuto, sia in pianta che in elevazione. Tutti gli ampliamenti realizzati in quest’epoca sono determinati dallo sviluppo e dall’incremento degli usi residenziali, compresa la costruzione degli appartamenti del piano secondo (ora destinati a sede espositiva).

La parte più importante del museo è, ovviamente la Rocca stessa. Al suo interno sono stati ricostruiti gli ambienti dove le persone che vi abitavano svolgevano le proprie attività: dalle cucine alle camere da letto. È visitabile anche la stanza che ospitò papa Pio VII, che conserva intatto il mobilio originale. Nelle cantine si conservano attrezzi per la vinificazione; nella cucina sono raccolti strumenti agricoli della civiltà contadina della Romagna. Una parte della rocca fu adibita a prigione: anche questi locali sono conservati. Al secondo piano è ospitata la Pinacoteca del Muro Dipinto. Nel 2006 è stato costituito il Centro Studi e Documentazione del Muro Dipinto, dove sono conservati più di cent'ottanta bozzetti delle opere che i diversi artisti che si sono succeduti hanno realizzato sui muri della cittadina. Al piano terra invece si trova l'enoteca dell'Emilia-Romagna, fondata nel 1970, che espone i migliori vini DOC della Regione.

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Epoca
  • Medioevo
Dove
  • Italia, Bologna
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