L’illustre Famiglia Placidi discende da Radi, nel contado senese, e fin dal principio del ‘200 risultano signori di questa località. Ugo di Aldello fu uno dei Trenta Cittadini senesi eletti nel 1232 dal Consiglio nel Magistrato, i quali con grand’animo presso l’ufficio, cominciarono a far pressioni per sostenere la guerra, allorché l’Imperatore Federico s’incamminava verso l’Italia. Cione nel 1251 fu Gonfaloniere dei Cavalieri della Città di Siena nella spedizione contro i Guelfi Fiorentini. Altro Cione nel 1306 fu ambasciatore della Repubblica di Siena a pacificare quei di Montiano, con i Grossetani, e nel 1338 si trovava tra i primi Cavalieri fatti dal Pubblico, e nell’andare con un Principe Francese in giro per la Città, secondo il costume dell’epoca, ricevette particolari onori. Bartolomeo d’Aldello ricevette la sottomissione di Grosseto ai Senesi nell’anno 1310, nel 1380 come Commissario della Repubblica andò come ambasciatore da Carlo di Durazzo; Macido d’Ugo d’Aldello fu il primo che nel 1326 risiedé nel supremo Maestrato; nel 1394 un Placido fu mediatore delle differenze tra il Conte Bertoldo di Sovana e il Conte di S.Fiora. Domenico venne nominato Commissario della Repubblica andando ambasciatore da Pio III, per fare la consegna della Contea della Suvara.Nel 1419 Ugo di Cione fu Provveditore di Biccherna, come lo fu Agnolo di Placido nel 1429 e suo fratello Domenico nel 1444. Il Beato Domenico di Cione, celebre servo di Dio, venne nel 1428 eletto Canonico regolare. Giovanni d’Agnolo, instituendo nel 1473 il Monte di Pietà, fu il primo Camarlingo. Messer Placido d’Aldello annoverato nel 1480 fra gli eletti di Balìa e creato Cavaliere dal Duca di Calabria, fu Capitano del Popolo, ma per le vicissitudini avvenute fu tolto dal Magistrato dei Nove e da ogni Uffizio ed onor pubblico, e confinato per quattro anni insieme ai fratelli Neri e Domenico, ma informato il Duca di Sessa mandò (conosciuta l’insolenza di chi governava la Repubblica) un suo ambasciatore alla Balìa a comandargli da parte di Sua Maestà Cesarea, della quale Egli era oratore in Roma, che annullasse e revocasse il confino ai Cittadini Placidi, protestando della disobbedienza e ingiustizia se non eseguiva la commissione. Neri d’Aldello nell’anno 1482, quantunque gentiluomo di alto intendimento, non di meno con i suoi fratelli, ed alcuni altri del Monte di Nove, fu dai popolari di Siena privato di ogni ufficio ed onor pubblico e confinato per quattro anni fuori dello Stato, proibendo sotto rigorosissime pene che ad alcuno gli fosse dato aiuto o somministrato cosa alcuna, così che egli si gettò nelle braccia di Re Ferdinando di Napoli, sulle cui galere montate scorse per mare lungo la Maremma di Siena, fino a quando dalla Balìa fu con altri dichiarato ribelle, dal che con alcune genti del Signore di Piombino, per ordine del Re di Napoli, si fece vedere armato sotto Monte Riggioni, che tenuto dagli esuli era assediato dai Senesi, e sebbene fosse messo in fuga, non per questo perdette l’ardire né la reputazione, anzi tanto si adoperò e col senno con la mano, che ritornò per forza nella Città di Siena il 22 luglio 1487 ed essendosi creata nuova Balìa in numero di ventiquattro egli fu uno dei nuovi senatori. Tre anni dopo gli fu data la carica di Deputato per bonificare il territorio, levare i boschi e le macchie dal Lago di Pietra e di Castiglione, come con Giacomo Petrucci puntualmente eseguì. Era già stato eletto a stipulare in Roma la pace tra l’ordine dei Nove e dei Riformatori, e poi dei Nove con i Dodici. Scacciata poi la fazione Novesca dalla popolare, Neri con molti altri si gettò fuoriuscito, ponendosi ai servigi di Alfonso Re di Aragona, dal quale venne nominato a suo Consigliere. Eguale qualità di Consigliere ebbe dal Re di Napoli, ottenendo da Lui il governo di varie Città, e dopo tornato in Patria ebbe in dono dalla Repubblica la signoria di Torricella di Chianti. In quell’epoca la sua figlia andò in sposa ad Spannocchi.
Altro Domenico nel 1507 fu Ambasciatore alla Dieta di Costanza, fu Cavaliere illustre e Cancelliere per lungo tempo del Senato di Siena.
Scacciato poi, quando vinse il partito contrario, nel 1527 da Siena fu confinato ad Urbino. Egli fu dei primi che con l’esercito di Papa Clemente VII e dei Fiorentini tentò di ritornare alla Patria. Andò male il pensiero, ma in compenso venne consolato dal Papa ottenendo il Governo di Orvieto. Altro Aldello nel 1524 fu Ambasciatore in Viterbo presso il Commendatore Herrera mandato in Spagna e in Italia dall’Imperatore Carlo V. Nel 25 Luglio 1526 venne sconfitto e disfatto con le sue truppe sotto Siena, e dichiarato ribelle e reo di Lesa Maestà. Nel 1527 fu nominato dal Papa Clemente VII Senatore a Roma, e nel Campidoglio trionfò la sua virtù e grandezza, fu oratore di Diritto Civile.
Nell’Aprile 1555 lo troviamo Capitano di Fanteria, venendogli commessa la Guardia della Città di Pienza, passò Capitano in Francia di una Compagnia di Corazze per la Lega Cattolica. Tornato in Toscana ebbe eguale comando ad Arezzo. L’Ammirati dice che essendo Aldello stato sfidato dal Capitano Bombaglino di Arezzo, recusò di cimento dell’armi non per codardia ma per riverenza che aveva con la veneranda decrepitezza, il quale atto di cortesia piacque tanto al Gran Duca Cosimo I, che ove prima stimava Aldello per valoroso lo reputò poi per generoso e prudente. Schivò pure il battersi a duello con Persio Buoninsegni. Aldello e suo fratello Domenico sono nominati in alcune delle Lettere di Niccolò Macchiavelli.
Giacomo fu Castellano di Castel S.Angelo al tempo di Paolo III, e nel 1543 lo stesso Papa lo fece Vescovo di Sessa. Giovanni prese parte alla congiura contro Diego di Mendoza, che costruiva in Siena la Fortezza per tenere soggetta all’Imperatore la città. Scopertasi la congiura, fu condannato come ribelle, ma cacciati gli Spagnoli fu nominato nella Balìa nel 1552.
Fra Lepido Cavaliere di Malta fu inviato nel 1571 dal Gran Duca Cosimo I in aiuto dell’Imperatore Rodolfo I con alcune genti. Morì coll’arme alla mano sotto la fortezza di Pappa colpito da una moschettata in testa dopo la rotta navale.
Fra Girolamo Gerosolimitano fu Capitano in Germania nel 1592 e venne Alfiere della compagnia comandata da Lepido, e avvenuta la morte di questo, fu surrogato nel Comando.
Marc’Antonio di Aldello ebbe l’onore di essere adoperato dal Cardinale di S.Fiora per la pace fra Paolo IV e Filippo II Re di Spagna. Appartenne all’esercito di del Duca di Lorena inviatovi da Madama Cristina Gran Duchessa di Toscana, e diede segni di gran valore nell’impresa di Negroponte e Bona. Fu fatto poi Governatore e Capitano di un’isola fortificata. Guerreggiò in Ungheria e la sua fama di valoroso guerriero gli procurò dai serenissimi potentati molte cariche, come Capitano della Banda di Poggi in Casentino; di Governatore della Fortezza e Capitano nelle Milizie di Montepulciano e maestro di Campo. Giunto a grave età chiese ed ottenne il Comando dei Cavalleggeri di Montalcino, la qual Città essendo prossima alla sua Villa di Poggio alle Mura, avrebbe potuto avere le comodità desiderate. Morì compianto universalmente nell’anno 1637.
Galgano di Luzio nel 1644 fu Capitano di Fanteria e poi mandato a governare le Armi di Montalcino. Giulio suo fratello lo rimpiazzò nel Comando di Capitano, allorquando Galgano fu nominato a Montalcino.
Placido, Cavaliere illustre, Dominus, con feudo e grosse proprietà a S.Laurentio in Criptis vicino ad Orvieto, discendente da Domenico che fù Governatore della città, acquistò la signoria di Sacrofano, nello Stato Pontificio, erigendovi nel 1704 il grande Palazzo Placidi, tutt’oggi esistente, con di fronte la chiesa dedicata a S. Edoardo Re e dove insisteva, con i denari dei Placidi, una Confraternita di culto e beneficenza per i sacrofanesi poveri. Si raccontava avesse un patrimonio di 500.000 scudi, dalle Masserie di Sacrofano e del Divino Amore, e dalla tenuta fuori Porta del Popolo a Roma, uscivano i migliori cavalli, pecore e vino del Lazio. Dalla di cui discendenza prima Edoardo, poi Lorenzo, del soglio Cardinalizio ed amico di Luigi XV Re di Francia, il suo unico figlio ebbe la vocazione e si fece frate francescano, allora Lorenzo risposatosi in tarda età, ebbe Odoardo, che nel 1800 a 16 anni, avendo Napoleone abolito i maggioraschi (obbligo di legare il patrimonio al primogenito) si trovò erede di una immensa fortuna, che sperperò. Il figlio Lorenzo si considerava un socialista e il fratello Biagio, diventato Avvocato della Sacra Rota, fù collega di Armellini e amico del Cardinal Mastai (futuro Papa Pio IX), Uditore di Consulta Pontificia, Segretario Generale del Triumvirato e Colonnello della Repubblica Romana del 1849, alla restaurazione del papato perse la Masseria del Divino Amore, però ripresa l’attività divenne Ministro provvisorio del Regno d’Italia a Firenze e poi I° Assessore alla Pubblica Istruzione in Campidoglio.
Infine Attilio fù anch’egli Avvocato, terziario francescano e curatore della costituenda Abbazia Benedettina di S.Anselmo, il cui figlio Giuseppe, con Decreto del Presidente della Repubblica del 23 luglio 1981, autorizzò che i nipoti, avuti dall’unica figlia Maria Adelaide sposata con Giorgio Mariani, aggiungessero al proprio il cognome Placidi, per far proseguire il nome della Casata con il titolo, altrimenti estintasi per mancanza di discendenza maschile.
Colui che portò il titolo di Conte a questa illustre famiglia con Diploma Regio del 5 luglio 1700 fu un Aldello che lo conseguì da Augusto II Re di Polonia che lo estese ai suoi fratelli e discendenti tutti da loro. Dopo aver amministrato i fasci in Campidoglio nella dignità di Senatore di Roma, fu oratore a Carlo V per la fazione di alcuni suoi Cittadini fuorusciti. Guidò con così tanto valore la fanteria e custodì con tanta sollecitudine la Città di Pienza, combatté contro i francesi tanto valorosamente e ancora alla difesa di Malta assediata dai Turchi. Dal Gran Duca ebbe l’onore di portare l’insegna degli uomini d’arme di Siena e fu gentiluomo della Regina Casimira di Polonia in Roma. Furono iscritti al Patriziato Senese con Decreto del 28 maggio 1753. Ebbero sepolcreto in S.Domenico a Siena.
Nell’anno 1928, regnando Vittorio Emanuele III, il titolo nobiliare è stato riconosciuto dal Regno d’Italia. Un altro Aldello ancora militò con tanta reputazione in Francia, e finì i suoi giorni governando le Armi di Montalcino. Egli insieme al fratello Francesco furono quelli che si opposero perché Francesco di Camillo Petrucci succedesse nel governo al Cardinale Raffaello Petrucci.
Evandro figlio di Marc’Antonio fu Capitano di Fanteria a Pescia, ed Aldello suo figlio fu nominato Capitano di Fanteria nella ritirata della guerra che vigeva fra i Principi collegati ed i Papalini. Fu all’assedio della Motta in Francia e seguendo il Duca di Atighienni in Germania si trovò alla battaglia di Hodiingen seguita fra Francesi e Bavaresi, ed ivi rimase ferito. Morì nel fiore della sua giovinezza.
Giovanni di squisita letteratura, particolarmente nelle lettere umane, ed in riguardo alle scienze legali, si facilitò larghissima strada nelle corte di Roma, a conseguire notabile dignità, tra le quali fu di essere assunto alla Chiesa di Sessa nel Regno di Napoli. Placido suo fratello gli dedicò una coltre di broccato, esistente nella Chiesa di S.Domenico in Siena.
Nel 18 Febbraio di ogni anno si pone nei fasti della Città di Siena la morte del Beato Lorenzo Placidi, fu questo servo di Dio, uno dei più innamorati del Crocifisso, fra i seguaci del Beato Giovanni Colombini e le sue ammirabili virtù cristiane meritarono che fosse reso chiaro con la fama di alcuni miracoli.
Leone fu Cavaliere di S.Giovanni dell’Ordine Gerosolimitano nel 1570 e Girolamo nel 1592.
Pompilio, del Cavaliere Lelio, fu Gran Conservatore della Religione nell’Ordine di Malta nel 1629; dello stesso Ordine Gerosolimitano Placido ne faceva parte sin dal 1657 e nel 1694 ne comandava una galera.
Muzio fu dei Cento uomini del Gran Duca nominato Cavaliere sincero e Ridolfo Cavaliere inviato. Furono fatti Cavalieri di Malta Fra Tommaso e Fra Placido nel 24 settembre 1657.
Furono fatti del pari Cavalieri di S.Stefano, Postumio di Fabio nel 26 aprile 1572, Giovan Battista di Giulio, nel 16 settembre 1573 e Lepido di Pompilio il 14 settembre 1590, Francesco nel 1626, Giovan Battista nel 1671 e Girolamo nel 1712.
Per ricompensa dei gran servigi prestati a Siena, ed in cambio di Radi confiscata dopo la cacciata dei Nove, ebbero i Placidi la signoria di Poggio alle Mura nell’anno 1490, confermata loro da Carlo V nel 1550 e confermata sotto quello stesso governo nel 1563. Il castello di Poggio alle Mura e i terreni circostanti furono in loro possesso fino al 1962. Nell’anno 1455 ebbero pure la signoria di Vicarello.
Domenico Placidi fu Gonfaloniere di Siena nel 1835 e nel 1837, Presidente dell’Accademia dei Fisiocratici in Siena dal 1826 al 1831 e nell’anno 1809 fu Deputato della Festa del Palio di Siena. Giulio Placidi, sposato a Maria Ottavia Vettori Patrizia di Firenze, il 29 maggio 1853 ottenne la bolla di aggregazione all’Ordine di Malta dal Luogo Tenente del Magistero Fra Filippo di Colloredo, e gli venne inviata altra bolla così concepita : “Abbiamo accordato al Cavaliere Conte Giulio Placidi, Vettori, Guerrini, Cavaliere di devozione del nostro sacro Militare Ordine con la facoltà di portare la Croce appesa al collo”
In seguito in attestato della sua soddisfazione per gli utili servigi prestati in vantaggio dei carcerati di Siena, ed incoraggiato nel tempo stesso a preservare con eguale impegno, Sua Altezza Imperiale e Reale Gran Duca Leopoldo II il 9 giugno 1835 si degnò di ordinare che fosse fatta appositamente e coniata in argento e fosse trasmessa allo stesso Sig. Conte Giulio Placidi, che allora ricopriva la carica di Gonfaloniere di Sovicille, una medaglia di Onore all’effige di Esso e con una iscrizione che congiungesse al nome del Placidi il titolo di siffatta distinzione.
Giovan Battista Placidi fu Onorando Priore della Contrada del Leocorno in Siena dal 1857 al 1875, nel cui territorio, in Via di Pantaneto, esiste tutt’oggi il medievale Palazzo Placidi. Giuseppe Placidi fu Onorando Priore della Contrada del Leocorno dal 1893 al 1909, e da ultima discendente la nipote Carla, sposata al Marchese Mazzarosa di Lucca, fu Capitana della Contrada del Leocorno dal 1948 al 1958, riportando due Vittorie nel Campo il 16 agosto 1950 ed il 5 settembre 1954.
La Famiglia Placidi costituisce un’esempio di integrazione nella societas militum cittadina del XII secolo, uscirono indenni dalla fase di più acuto fervore antimagnatizio, divennero noveschi e costituirono, in ultima analisi, un’interessantissimo esempio di domini nel populus. La carriera politica, ma anche l’impiego in uffici pubblici, costituirono un veicolo di promozione sociale per lignaggi rurali dell’aristocrazia, come i Placidi, che nel corso del duecento avevano conosciuto la fase di inurbamento in stretta correlazione con l’assimilazione ai casati cittadini, accompagnati da un’affermazione politica e da un’ascesa entro i quadri dell’aristocrazia.