Personaggio storico Gaio Plinio Cecilio Secondo

Nato nel: 61  - Deceduto nel: 113
Gaio Plinio Cecilio Secondo è stato uno scrittore e senatore romano, detto Plinio il Giovane per distinguerlo dall'omonimo zio Plinio il Vecchio.  P. Cecilio Secondo nacque a Como nel 61 o 62 da una ricca famiglia di rango equestre. Suo padre Lucio Cecilio morì nel 70, e il bambino venne preso sotto la tutela dello zio materno Plinio il Vecchio alla cui morte nel 79, essendo stato nominato per testamento figlio adottivo, prese i nomi Gaio e Plinio. Poiché era ancora minorenne, Plinio fu affidato all'amico di famiglia Verginio Rufo, che già si era preso cura di lui subito dopo la morte del padre. Sua sorella Cecilia era morta in giovane età e quando nell'83 morì anche la madre Plinia, egli ereditò tutto il patrimonio di famiglia.

Plinio fece i primi studi a Como e poi, in mancanza di professori che gli permettessero studi più elevati, si trasferì a Roma dallo zio. In questo periodo, nel quale egli era « quasi ancora un fanciullo », fu già creato patrono della città di Tifernum, dove i Plinii possedevano una villa. A Roma studiò eloquenza alla scuola di Quintiliano, che lo educò nel gusto di uno stile sobrio, « mansueto e delicato », e del retore greco Nicete Sacerdote, che invece gl'insegnò l'eloquenza asiatica, caratterizzata dalla « rapidità e dalla foga del discorso », così che dalla decantazione e dalla conciliazione cui sottopose i due insegnamenti Plinio trasse il suo personale stile, « piuttosto neutro e anodino ».

A quattordici anni compose una tragedia in lingua greca e a diciassette si trovava a Miseno quando avvenne la tragica eruzione del Vesuvio che nell'agosto del 79 distrusse Ercolano e Pompei e costò la vita anche allo zio, che era voluto accorrere sui luoghi del disastro. Descrisse quegli avvenimenti molti anni dopo con due lettere a Tacito.

Plinio fu sposato tre volte. Vedovo ancora molto giovane della prima moglie, si risposò con la figlia della ricca proprietaria terriera dell'Italia centrale Pompeia Celerina, forse parente di Pompeo. Rimasto nuovamente vedovo verso il 97, intorno all'anno 103 sposò Calpurnia, molto più giovane di lui e nipote di Calpurnio Fabato, un influente cittadino di Como. Da nessuna delle tre mogli Plinio ebbe figli, e ciò nonostante l'amico Traiano gli accordò, nel 98, lo ius trium liberorum.

A diciannove anni cominciò a esercitare l'avvocatura. Nel 93 accusò con successo di malversazioni Bebio Massa, proconsole della Betica, e dalla fine del I secolo fu protagonista di alcuni importanti processi, come quello contro Mario Prisco, governatore della provincia d'Africa, dove Plinio, insieme con Tacito, sostenne l'accusa di concussione e omicidio, poi fu accusatore nel processo contro Giulio Classico, governatore della Bitinia, imputato di concussione. Fu invece difensore di Giulio Basso, altro governatore della Bitinia, e del suo avvocato Vareno Rufo, anch'essi accusati di concussione, nonché nel processo che, sotto Traiano, riabilitò Elvidio Prisco, mandato a morte da Domiziano nel 93.
Frammento dell'epigrafe delle Terme di Como.

Il suo primo incarico pubblico fu quello di decemvir stlitibus iudicandis, ossia fu uno dei dieci presidenti del tribunale dei centumviri, che giudicavano in prima istanza cause la cui importanza le destinava al giudizio di altri tribunali. Successivamente, iniziato il 13 settembre 81 il servizio militare, fu tribuno della III Legione gallica stanziata in Siria. Qui frequentò le lezioni di due filosofi stoici dei quali divenne amico e ritrovò poi a Roma, Eufrate e Artemidoro, genero di Musonio, che egli confortò durante le persecuzioni di Domiziano.

Terminato il servizio militare, durante il quale gli furono affidati soprattutto compiti amministrativi, nel suo viaggio di ritorno a Roma fu costretto a fermarsi nell'isola di Icaria e vi compose « versi elegiaci in latino su quel mare e quell'isola ». A Roma fu nominato sevir equitum romanorum. I seviri avevano l'onere di offrire al popolo i relativi giochi sevirali, ma tale carica puramente onorifica e dispendiosa era il preludio a una redditizia carriera pubblica.

Intorno all'89 iniziò a percorrere tutte le tappe del cursus honorum, elencate nell'epigrafe commemorativa delle Terme di Como da lui donate per testamento. Sotto Domiziano fu questore e alla fine dell'incarico entrò in Senato, poi fu tribuno della plebe e successivamente pretore e prefetto dell'erario militare. Nel 98, sotto Traiano, fu prefetto dell'erario di Saturno, ossia soprintendente del tesoro. Nel 100 divenne console suffetto per due o tre mesi, poi augure e curatore dell'alveo del Tevere e delle rive delle cloache di Roma. Chiuse la carriera con la nomina nel 111 a governatore della provincia del Ponto e della Bitinia come legatus Augusti pro praetore, una carica che gli fu confermata dal Senato essendo quella una provincia senatoria.

Era ancora governatore quando morì, nel 113 o 114, probabilmente in Bitinia.

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