Personaggio storico Ernest Hemingway

Nato nel: 1899  - Deceduto nel: 1961
Ernest Hemingway nacque ad Oak Park, nei pressi di Chicago, il 23 Luglio del 1899. Hemingway è stato uno dei più importanti scrittori americani di questo secolo, sia per il suo valore sia per l'influenza che ha avuto sui suoi successori.

Hemingway fu un autore "sincero" che metteva molto di sé stesso nei suoi romanzi e che usava i personaggi per dire quello che lui pensava, senza giri di parole e senza timore di andare incontro all'ira di qualcuno. Ma Hemingway oltre che un romanziere di assoluto valore fu un personaggio interessantissimo, un personaggio che visse la sua epoca in modo pieno, partecipando ad alcuni degli eventi più importanti del secolo; inoltre per motivi diversi ebbe a che fare con molti dei personaggi più influenti di questo secolo ed ebbe con loro rapporti a volte amichevoli altre volte ostili; fu in trincea sul fronte italiano durante la Prima Guerra Mondiale, seguì numerosi altri eventi bellici come inviato per i giornali americani, conobbe Mussolini, Franco e Fidel Castro, vinse il Nobel, il Pulitzer e, indirettamente anche l'Oscar (questo premio fu infatti vinto dal film tratto dal suo "Per chi suona la campana"). 

Molti dei suoi romanzi sono costruiti attorno a persone realmente conosciute dall'autore, ma mescolati in modo tale che risulta difficile identificarli, cosa che ha messo in crisi molti dei suoi biografi; è curioso e piuttosto triste il fatto che finché era in vita lo scrittore americano ha sempre diffidato chiunque dal cercare di capire cosa ci fosse di vero e di inventato nei suoi romanzi, ma non appena morì le sue biografie invasero le librerie. Ma Hemingway, sapendo che tale divieto sarebbe stato disatteso dopo la sua morte, sembra che si sia divertito a confondere le idee facendo incontrare persone da lui conosciute nella sua vita a Cuba negli anni '50 con altre risalenti al periodo parigino degli anni '20 oppure alla guerra civile spagnola.

In "Addio alle armi" Hemingway descrive la battaglia di Caporetto, peraltro in maniera molto efficace, pur non avendo partecipato direttamente a quella disfatta dell'esercito italiano. E' vero che svolgeva il suo incarico di autista di ambulanze in quella zona, ma a Caporetto non c'era; il suo racconto è basato sulle testimonianze dei feriti da lui soccorsi e su ciò che vide di persona nel 1922 durante la ritirata greca in Tracia durante la guerra Greco-Turca. E' inutile dire che c'è stato qualcuno che ha accusato Hemingway di barare e di vantarsi di cose non vere, ma in questa critica è evidente la confusione tra finzione e realtà.

Hemingway come già detto nacque in America, ma da quando compì diciotto anni fino alla data della sua morte passò la maggior parte del tempo fuori del suo paese, in Italia, in Francia, in Spagna e a Cuba; egli aveva un temperamento latino e un amore per il divertimento e la trasgressione che lo facevano sentire oppresso dall'ambiente conservatore e bigotto della ricca borghesia Americana. Suo padre era un medico e sua madre una cantante lirica di scarso successo, la sua casa d'infanzia era la tipica villa Vittoriana barocca e pesante.

L'infanzia di Hemingway fu agiata e serena, senza particolari turbamenti o scosse, tuttavia appena raggiunta l'età necessaria si arruolò come volontario per la Prima Guerra Mondiale dove rivestiva il ruolo di tenente della Croce Rossa. Giunse a Parigi nel maggio del 1918 in compagnia del suo amico Ted Brumback senza avere compreso appieno quello che lo aspettava; ma la realtà che trovò al suo arrivo a Milano gli fece capire che cosa fosse davvero la guerra. Il quartier generale della Croce Rossa era nei pressi di Bassano del Grappa ed Hemingway vi giunse in ottobre, prima dell'inizio dell'offensiva di Vittorio Veneto. Sappiamo però che arrivò in Italia nel mese di giugno e che fu ferito presso Fossalta in data 8 luglio 1918.

In Italia lo scrittore americano ebbe modo di vivere sulla sua pelle tutti gli aspetti peggiori della guerra e ciò incise profondamente sulla sua creazione letteraria che si contraddistinse sempre per il suo acceso antimilitarismo. Nel corso della sua vita Hemingway partecipò altre volte ad eventi bellici, sempre come cronista, ma il suo punto di vista era radicalmente cambiato. Lo dimostra il fatto che abbandonò Cuba quando ebbe il sentore che una guerra civile era alle porte, nonostante il rapporto di amicizia che lo legava a Fidel Castro. Dopo la Grande Guerra Hemingway tornò a Chicago dove venne accolto come un eroe. Iniziò a collaborare con il " Toronto Star ", si sposò per la prima volta, con Hadley Richardson; sembrava destinato a condurre una vita normale, ma resistette solo un anno. Nel 1920 si trasferì a Parigi come corrispondente del giornale e qui cominciò a frequentare Sherwood Anderson e Gertrude Stein, a lungo considerati i suoi maestri.

Questi lo introdussero nell'élite culturale parigina dove conobbe, tra gli altri, James Joyce ed Ezra Pound col quale strinse un ottimo rapporto d'amicizia. E' in questo periodo che Hemingway scrisse il suo primo romanzo, "In Our Time", pubblicato in America dalla piccola casa editrice Liveright. Il romanzo riscosse un discreto successo e soprattutto colpì l'attenzione di Francis Scott Fitzgerald che convinse l'editore Scribners di New York a mettere sotto contratto il giovane letterato. L'offerta di Scribners economicamente era di quelle che non si possono rifiutare e infatti Hemingway l'accettò, chiedendo al suo mentore e amico Anderson di intercedere presso la Liveright affinché rinunciasse ai diritti, a suo tempo pattuiti, sul suo successivo romanzo. Questi, avendo capito che non aveva a che fare con un qualsiasi giovane scrittore, ma con un talento della letteratura, rifiutò ed Hemingway infuriato scrisse in pochi giorni uno svogliato romanzo teso a denigrare la figura del suo vecchio amico Anderson. "Torrenti di primavera", questo il titolo del libro, uscì all'inizio del 1926, soltanto tre mesi dopo l'esordio, e servì ad Hemingway ad affrancarsi sia dalla casa editrice sia dall'immagine di emulo di Anderson. Il grande successo era ormai imminente; il primo romanzo scritto per la nuova casa editrice fu quello che consacrò definitivamente Hemingway :"Fiesta". 

In questo libro l'autore americano traspose i suoi viaggi in Spagna ed in particolare il suo amore per la corrida nato tre anni prima, durante la festa di San Firmino a Pamplona. Per la prima volta descrisse la "generazione perduta", quella che tentava di celare la propria incertezza e la propria disperazione con l'alcool, la dissolutezza nei costumi sessuali e la ricerca di emozioni in un ambiente esotico; il protagonista Jake Barnes è tra gli eroi di Hemingway quello che più gli assomiglia, perfettamente a suo agio dappertutto e allo stesso tempo estraneo in ogni luogo, ed è anche il suo personaggio più imitato. Un'altra figura notevole del romanzo è quella del torero, Pedro Romero, visto da Hemingway come il miglior esempio di fusione tra forza, coraggio ed eleganza, che l'affascinò a tal punto da farne il coprotagonista di "Fiesta". 

Da allora in poi la sua fama fu in costante crescita, presto Hemingway divenne il più influente scrittore americano, più dello stesso F. S. Fitzgerald al quale doveva buona parte del suo successo. Nel 1929 uscì "Addio alle armi" da molti considerato il suo miglior romanzo, e riscosse un immediato successo: il libro si segnalò per il suo spiccato antimilitarismo e inevitabilmente finì per dividere l'opinione pubblica. La storia è come al solito in gran parte autobiografica e la figura del tenente della Croce Rossa che partecipa alla battaglia di Caporetto ricalca chiaramente quella dell'autore.

    Molti dei personaggi descritti sono realmente esistiti, in particolare il giovane prete Abruzzese e l'infermiera di cui si innamora il protagonista. Alcuni sostengono che l'ispirazione per il romanzo venne ad Hemingway quando si recò in Italia alla ricerca del prete che lo aveva battezzato dopo il suo ferimento al fronte, per ottenere una dichiarazione giurata dell'avvenuto battesimo. Lo scrittore aveva infatti divorziato dalla prima moglie e desiderava sposarsi in chiesa con Pauline Pfeiffer, ma per far ciò doveva essere stato battezzato. Indipendentemente dalla veridicità di questa tesi è interessante il fatto che in Italia "Addio alle armi" uscì soltanto dopo la Seconda Guerra Mondiale perché il regime fascista ne vietò la pubblicazione, ma già negli anni '30 godeva di una certa fama negli ambienti antifascisti e circolava di nascosto. Gran parte del merito di questa diffusione clandestina va a Cesare Pavese e a Fernanda Pivano che tradussero il romanzo e lo stamparono sfidando la proibizione del famigerato Minculpop. 

 Certamente il tema trattato non doveva risultare gradito più di tanto a Mussolini, ma non era poi così rivoluzionario da vietarne l'uscita se non fosse che il duce aveva un conto aperto con il suo autore. Infatti nel 1923, quando ancora era un semplice inviato del Toronto Star, Hemingway prese parte ad una conferenza stampa organizzata dal dittatore italiano: quando i giornalisti furono ammessi ad entrare nella sala deputata alla conferenza Mussolini era già al suo posto, ma era talmente assorto nella lettura di un libro da non accorgersi dell'ingresso delle altre persone nella stanza. Era chiaramente un atteggiamento studiato che non convinse neanche per un momento il futuro premio Nobel, il quale si avvicinò al tavolo per vedere cosa leggesse di così interessante il duce; quando però fu abbastanza vicino si accorse che si trattava di un qualsiasi vocabolario Italiano-Inglese Inglese-Italiano e per di più tenuto al contrario.

Il giorno dopo i lettori del Toronto Star si fecero delle sonore risate leggendo quell'articolo che iniziava con queste parole: "Mussolini è un bluff, è il più grande bluff d'Europa e io ne ho le prove." Non ci furono reazioni ufficiali da parte del partito fascista, e non ci vuol troppa fantasia per immaginare che Mussolini non gradì l'articolo. Hemingway si dimostrò sempre molto attento alla sorte dei suoi romanzi e sapeva che in Italia "Addio alle armi" circolava clandestinamente. Evidentemente fu molto colpito di questo fatto, tanto che la prima volta che si recò in Italia dopo la fine della guerra (arrivò a Cortina nel 1948) si procurò il numero di telefono di Fernanda Pivano e la invitò a raggiungerlo; quando lei, giovane scrittrice alle prime armi, si presentò emozionata al suo cospetto la spiazzò con una semplice richiesta: "Tell me about the Nazi" (parlami dei nazisti). Da allora nacque una grande amicizia tra i due e la Pivano ancora oggi sembra stupirsi della disponibilità del grande scrittore nei confronti della giovane traduttrice. Questo episodio è uno dei tanti che si potrebbero citare per dimostrare come Hemingway fu a suo modo un personaggio politico, non nel senso che prese parte attivamente alla vita politica, ma nel senso che la sua ironia e la sua influenza diedero spesso fastidio ai potenti; lui ne era consapevole e non si faceva mai problemi a manifestare il suo pensiero.

Quando scoppiò la guerra civile Spagnola Hemingway si recò nella penisola iberica, cui era particolarmente affezionato, deciso a dare risonanza mondiale alla causa comunista, ma giunto al fronte e resosi conto delle spaccature esistenti all'interno della stessa fazione e delle crudeltà operate da entrambe le parti non esitò a denunciare questi fatti attirandosi le ire dei comunisti di tutto il mondo che fino ad allora lo avevano acclamato. 

In realtà Hemingway non agiva per partito preso, né si schierava con questo o con quello senza remora; che le sue simpatie siano sempre andate alla sinistra non è certo un mistero, ma la sua libertà di pensiero ed il suo disprezzo per le atrocità della guerra vennero sempre prima di tutto. Questo è contenuto in maniera molto chiara in un altro dei suoi romanzi di maggior successo: "Per chi suona la campana". Il protagonista entra in contatto con due donne nel romanzo: una, Maria, vittima di una violenza multipla da parte dei soldati di Franco, l'altra, l'anziana Pilar, che ha assistito alle feroci esecuzioni di massa ordinate dai comunisti. 

Dunque non esistono i buoni ed i cattivi, ma esiste la guerra, che da qualsiasi parte la si veda porta con sé un bagaglio di ingiustizie e di atrocità.  In Italia Elio VITTORINI, che insieme a Cesare PAVESE fu il principale artefice della diffusione di Hemingway nel nostro paese, fece pubblicare il romanzo in una versione non autorizzata, sulla rivista Politecnico, privo dei racconti di Pilar, per non privare la sinistra di un alleato così prezioso. "Per chi suona la campana" uscì nell'ottobre del 1940, il 1° Aprile del '41 aveva venduto circa mezzo milione di copie e in capo ad altri due anni era diventato il più grande best-seller americano della storia dopo "Via col vento". La pubblicazione del romanzo precedette di poche settimane il divorzio del suo autore dalla moglie Pauline e il matrimonio con una giovane e ambiziosa scrittrice, con la quale aveva una relazione da qualche tempo, Martha Gellhorn. Per il decennio successivo alla pubblicazione di "Per chi suona la campana" la sua attività di scrittore segnò una battuta d'arresto: non pubblicò né scrisse alcunché di notevole.

Per quattro anni si rintanò in una sorta di rifugio onirico e alcolico passando gran parte del suo tempo a Sun Valley e a Cuba in compagnia dei figli cercando di trasmettere anche a loro quell'amore per la caccia e la vita all'aria aperta che aveva ricevuto da suo padre. I rapporti con la moglie cominciarono a deteriorarsi ben presto; lei se ne andò in Europa per seguire la guerra da vicino, ma Hamingway di guerre ne aveva già abbastanza da un po'. Con un pretesto abbastanza ridicolo (vigilare sulla presenza di sottomarini tedeschi) si fece incaricare dal suo governo di rimanere a Cuba: passò tutta l'estate del '43 a pescare nell'isola caraibica. Si riscosse da questa inattività solo l'anno successivo quando impulsivamente decise di partire per l'Europa come corrispondente per la stessa rivista per la quale scriveva la moglie, decisione alla quale non doveva essere estranea una sorta di gelosia professionale. In questa occasione conobbe Mary Welsh, destinata ad essere la sua quarta e ultima moglie. Il 6 Giugno partecipò allo sbarco in Normandia e, rientrato a Londra, a qualche volo con la RAF. Fu in questo periodo che rimase vittima di due gravi incidenti nei quali batté la testa e dei quali per mesi manifestò allarmanti sintomi. Ciò non gli impedì tuttavia di contribuire alla causa della guerra: entrato a Parigi contemporaneamente alle truppe regolari con un gruppetto di fedeli "liberò" il Ritz asserragliandovisi armato fino ai denti e con adeguate provviste di champagne.

Tornato a Parigi nel Gennaio 1945 dopo una serie di missioni in giro per l'Europa, si rese protagonista di una scenata di gelosia nei confronti di Mary Welsh: prese il ritratto del marito che la donna conservava, lo collocò sulla tazza del gabinetto e vi esplose contro sei colpi di pistola, distruggendo gli impianti igienici del Ritz; dopodiché si separarono entrambi per sbrigare le formalità di divorzio dai rispettivi coniugi. 

Gli ultimi quindici anni della vita di Hemingway furono contrassegnati dalla inesorabile degenerazione delle sue condizioni fisiche e mentali, a monte della quale vi è un'impressionante serie di incidenti e un indisciplinato consumo di alcool; solo durante la spedizione in Africa del 1953 si ferì tre volte alla testa, si ruppe quattro costole, si recise un'arteria, si lussò una spalla e in un incendio si ustionò la faccia. Ma più degli incidenti fu l'abuso di alcolici a compromettere le sue facoltà mentali facendolo piombare in uno stato depressivo dal quale non si riprese mai del tutto ed al quale reagiva assumendo dosi ulteriori di liquori. Inevitabilmente questa situazione si ripercosse anche sulla sua attività di scrittore, infatti risalgono a questo periodo due dei peggiori romanzi di Hemingway "Isole nella corrente" e "Il giardino dell'Eden", peraltro pubblicati postumi perché l'autore non aveva mai voluto darli alle stampe. 

 L'unica produzione di quel periodo di cui era soddisfatto e che decise di pubblicare è però passata alla storia come una delle sue migliori, il celeberrimo racconto lungo de "Il vecchio e il mare" che gli fruttò il premio Pulitzer per la narrativa nel 1952 ed il Nobel l'anno successivo. Hemingway non andò a ritirare il prestigioso premio assegnatogli dall'Accademia di Svezia perché non si era ancora ristabilito dalla rovinosa spedizione in Africa citata poc'anzi. Questa assenza non fu gradita all'establishment, che non gradiva il modo di essere di Hemingway: troppo libero e sregolato era il neo premio Nobel per poter piacere ai personaggi più influenti del mondo culturale, legati ad una tradizione che accordava loro molti privilegi. D'altro canto come Hamingway non piaceva a loro, loro non piacevano ad Hemingway. 

Quando apprese che gli era stato conferito il prestigioso premio, scrisse una lettera a Fernanda Pivano in cui commentava così la sua vittoria: "Troppo tardi, ormai non mi importa più. Avrebbero dovuto darmelo prima, invece di pensare che Churchill sarebbe morto senza prenderlo. Churchill sta ancora benone ed io sono vivo per caso." 

Nel 1960 le condizioni di salute di Hemingway peggiorarono e lo spinsero a stabilirsi in Idaho, dove trascorse i suoi ultimi anni di vita continuando ad entrare e uscire dalle cliniche, ma senza compiere significativi miglioramenti. Nel '61 il suo stato depressivo aveva superato il livello di guardia e all'indomani dalla dimissione dalla clinica in cui aveva subito l'ennesimo elettroshock decise di togliersi la vita.

Mary Welsh raccontò che quella sera il grande scrittore sembrava sereno, l'aveva portata fuori a cena e aveva cantato con lei una vecchia canzone prima di coricarsi; la mattina dopo fu svegliata dal rumore del suo fucile.

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