Personaggio storico Visconti

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La famiglia Visconti è una delle più antiche dinastie europee attestata sin dalla fine del X secolo nel territorio dell'Italia settentrionale, dove venne infeudato l'omonimo Ducato Visconteo con capitale Milano.

Il capostipite della dinastia Visconti è spesso affidato a Ildebrando Visconti, già cardinale, il quale fondò l'omonimo regno nel 1056, così come fece Umberto Biancamano per i Savoia nello stesso periodo storico. Allo stesso modo i duchi Viscontei, erano e sono comunemente noti anche come principi, titolo che nell'araldica già a quei tempi aveva valore equipollente. Ricoprirono anche cariche ecclesiastiche come Cardinali e Arcivescovi di Milano e furono Vicari Imperiali.
Sono spesso ricorrenti nei documenti storici, fra gli altri, altri due capostipiti: Eriprando Visconti e Valderico Visconti (dell'863 d.C.)
I Visconti sono una famiglia che governò Milano durante il Medioevo e all'inizio del Rinascimento, dal 1277 (1056)[2] al 1447. Furono signori di Milano fino al 1395, anno in cui il sovrano del Sacro Romano Impero Venceslao di Lussemburgo conferì a Gian Galeazzo Visconti il titolo di duca di Milano nonché Vicario Imperiale.
Il ramo principale dei Visconti dominò la scena politica dell'Italia settentrionale fino al 1447, alla morte senza eredi legittimi di Filippo Maria Visconti; ad essi subentrarono gli Sforza, per il matrimonio di Francesco Sforza con Bianca Maria Visconti, figlia legittimata dell'ultimo duca.

I Visconti nel periodo del loro massimo splendore alimentarono le più fantastiche leggende sulle proprie origini. La creazione di genealogie fantasiose all'epoca era di moda. I Visconti erano i signori di Massino (l'attuale Massino Visconti), comune strategico sulle rive del lago Maggiore e del suo fiume Ticino, in cui risultano presenti dal XII secolo come vassalli arcivescovili. Il cognome deriva dal latino vice comites, che significa vice conti.
Il capostipite della dinastia Visconti è spesso affidato a Ildebrando Visconti, già Cardinale, il quale fondò l'omonimo regno nel 1056, così come fece Umberto Biancamano per i Savoia nello stesso periodo storico. Allo stesso modo i duchi Viscontei, erano e sono comunemente noti anche come principi, titolo che nell'araldica già a quei tempi aveva valore equipollente. Ricoprirono anche cariche ecclesiastiche come Cardinali e Arcivescovi di Milano e furono Vicari Imperiali.
Sono spesso ricorrenti nei documenti storici, fra gli altri, altri due capostipiti: Eriprando Visconti e Valderico Visconti (dell'863 d.C.)
In termini storici si ritiene che si trattasse di una delle famiglie di capitanei che l'arcivescovo Landolfo (979-998) investì dei feudi detti caput plebis. La documentazione relativa risale al 1157 e da essa risulta come i Visconti fossero titolari del capitanato di Marliano (l'odierna Mariano Comense). In epoca coeva, comunque prima del 1070, ottennero l'ufficio pubblico di visconte che poi diventò ereditario in tutta la discendenza maschile. Alla funzione di visconti, o vicari del conte, si collega l'adozione dell'insegna recante una vipera che ingoia un fanciullo, tuttora nello stemma del Comune di Milano. Ben presto la famiglia si suddivise in diversi rami, alcuni dei quali investiti di feudi lontani da Milano, mentre il ramo che diede alla città la dinastia signorile viene fatto discendere da Umberto, deceduto nella prima metà del XIII secolo.
Suo figlio Ottone (1207-1295) fu investito da Papa Urbano IV dell'arcivescovato di Milano il 22 luglio 1262 e, appoggiato dai suoi capitanei e valvassori, sostenne una lunga lotta contro la fazione popolare capeggiata dai Della Torre, contro i quali prevalse a Desio nel 1277. Egli fece eleggere capitano del popolo, nel 1287, il pronipote Matteo I (1250-1322) cui l'imperatore Rodolfo I concesse il vicariato nel 1288. La resistenza dell'opposta parte condusse all'esilio visconteo nel 1302, tuttavia nel 1310, grazie al supporto di Enrico VII, i Visconti rientrarono in Milano. La reazione guelfa e pontificia non si fece attendere, conducendo Matteo I ad abdicare a favore del figlio Galeazzo I (1277c.-1328) che la fronteggiò valorosamente finché fu preso prigioniero da Ludovico il Bavaro (1327). Dei suoi fratelli, Marco (morto nel 1329) fu condottiero, mentre Luchino (1292-1349) e Giovanni (1290-1354) assursero alla signoria dopo la morte di Azzone (1302-1339), figlio di Galeazzo I, che l'aveva riavuta nel 1329. Luchino Novello (morto nel 1399), figlio di Luchino, venne fatto uccidere da Giovanni. La dinastia fu continuata dalla progenie di Stefano, figlio di Matteo, i cui tre figli Matteo II (1319-1355), Galeazzo II (1320-1378) e Bernabò (1323-1385), le diedero lustro e potenza. A Galeazzo II succedette nel 1378 il figlio Gian Galeazzo (1351-1402), che nel 1385 fece prigioniero lo zio Bernabò di cui aveva sposato la figlia Caterina (morta nel 1404), e nel 1395 fu nominato duca di Milano dall'imperatore Venceslao. Mentre sua figlia Valentina (1366-1408) andava in sposa a Luigi d'Orleans, gli succedeva il figlio in seconde nozze Giovanni Maria (1389-1412).
Dopo la nomina di Gian Galeazzo Visconti a duca di Milano, i Visconti affidarono ai letterati di corte la redazione della leggenda relativa alla genealogia familiare che faceva risalire le origini ad ascendenze troiane individuando come capostipite Anglo, figlio di Enea, a cui venne attribuita la fondazione di Angera.

Le fortune dei Visconti iniziarono nel 1262, quando Ottone Visconti fu nominato arcivescovo di Milano. La nomina fu piuttosto casuale, Ottone venne infatti nominato da un intervento della curia papale che per sedare i conflitti interni al capitolo metropolitano, normalmente incaricato della nomina, decise di nominare un esterno. Ottone, che all'epoca era il cappellano del cardinale Ottaviano degli Ubaldini, per oltre 15 anni non poté entrare in città dove era in corso una lotta di potere fra ghibellini e i guelfi guidati dai Della Torre. La battaglia di Desio (1277) In cui le truppe di Ottone sconfissero quelle di Napoleone Della Torre, pose fine alla dominazione torriana e all'indipendenza del comune di Milano, Ottone fece ingresso in città, si insediò.
Nel 1287, in seguito alla distruzione di Castelseprio e alla sconfitta dei Della Torre, Matteo Visconti venne nominato "Capitano del popolo". Nel 1302 vi fu un breve ritorno del Della Torre durante il quale Matteo Visconti fu esiliato. Nel 1310 approfittando della riconciliazione imposta dalla discesa dell'imperatore Enrico VII di Lussemburgo, rientrò a Milano e l'anno successivo, forte del titolo di vicario imperiale conferitogli dall'imperatore, riuscì a estromettere definitivamente i Della Torre dando inizio ad un'opera di unificazione della Lombardia proseguita poi dai suoi successori.
L'opera di unificazione fu completata da Azzone Visconti (1302 - 1339), figlio di Galeazzo e nipote di Matteo, che si adoperò per gettare le basi di una struttura che coordinasse politicamente i suoi domini e che accentrasse il potere nelle mani della dinastia.
Nell'anno 1327, con la morte del padre, rimase lui come unico erede ed in opposizione al pontefice, comprò il titolo di Vicario di Milano dall'Imperatore Lodovico il Bavaro. Nel 1332 al governo del nuovo Vicario, si associarono gli zii Luchino e Giovanni Visconti, figli di Matteo, in una sorta di triumvirato. L'altro zio Lodrisio, rimastone fuori, inscenò invano una serie di congiure per spodestare i tre; quando tutti suoi complici furono arrestati da Azzone (23 novembre 1332), e rinchiusi nelle prigioni di Monza (dette i forni), fu costretto a fuggire a Verona, dove ospite di Mastino II della Scala, tesse una serie di alleanze, tra i quali rientravano gli scaligeri stessi ed il Signore di Novara Calcino Tornielli, nemico dell'Arcivescovo Giovanni. si venne allo scontro decisivo il 21 febbraio 1339 nella Battaglia di Parabiago, vinta dai "triumviri".
Dall'iniziale congregazione di città sottoposte al dominio di un unico signore, Giovanni e Luchino ma soprattutto Gian Galeazzo e Bernabò, tramite un'intensa attività di consolidamento della loro supremazia attuata con il ridimensionamento delle autonomie locali e l'attrazione nella loro orbita delle molteplici piccole signorie rurali crearono una sorta di struttura statuale.
Con Giovanni Visconti, alla metà del XIV secolo si ebbe la prima grande espansione dei possedimenti della famiglia con la vittoria sui Signori di Verona (gli Scaligeri) e con la sottomissione addirittura di Genova e Bologna.
Alcuni vedono tuttavia nei Visconti - in specie dopo la morte dell'arcivescovo Giovanni Visconti nel 1354 - l'esempio tipico del tiranno con speciale riguardo a Bernabò, al nipote Gian Galeazzo e al figlio di questi Giovanni Maria. Non va tuttavia sottaciuto che i primi due contribuirono a una notevole estensione del Ducato di Milano e Gian Galeazzo riuscì pure a ottenere nel 1395 dall'Imperatore Venceslao il titolo di duca.

Dopo la morte di Gian Galeazzo nel 1402 il Ducato - che aveva raggiunto la sua massima espansione - passò ai suoi figli Giovanni Maria (morto nel 1412) e Filippo Maria (morto nel 1447), ma il dominio, che Gian Galeazzo aveva messo insieme con ogni sorta di violenze, andò in pezzi, e a mala pena poterono essere conservate le province più vecchie che lo componevano.
La linea Ducale di Milano si estinse nella linea maschile con la morte di Filippo Maria nel 1447 ed il Ducato passò (dopo la breve esperienza della Repubblica Ambrosiana) a Francesco Sforza, il quale aveva sposato la figlia illegittima di Filippo, Bianca Maria. In linea femminile legittima, i Valois-Orleans, quali discendenti di Valentina Visconti, vantavano seri diritti su Milano, diritti che furono fatti valere da Luigi XII di Francia agli inizi del XVI secolo.

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