Giuseppe Fortunino Francesco Verdi nasce da modestissima famiglia a Roncole di Busseto il 10 ottobre 1813. Ricevuta la prima educazione dal parroco del paese, nel 1823 entra al ginnasio dove prende lezioni di musica da Ferinando Provesi, direttore della scuola di musica comunale, che ben preso il giovane Verdi è in grado di sostituire sia all’organo che nella direzione della filarmonica locale.
Ricevuta una borsa di studio dal Monte di Pietà di Busseto, Verdi nel 1832 si presenta al Conservatorio di Milano, ma incredibilmente non viene ammesso. Resta comunque a Milano per i tre anni successivi prendendo lezioni da Vincenzo Lavigna, maestro al cembalo della Scala. Poco dopo viene richiamato a Busseto dove concorre con successo al posto di maestro di musica del comune e sposa Margherita Barezzi, che nei due anni successivi gli darà i figli Virginia e Icilio.
Lasciata definitivamente Busseto si trasferisce a Milano, dove comincia a dar corpo alla sua vena compositiva: nel novembre 1839 alla Scala rappresenta con successo Oberto, conte di San Bonifacio, ma nell’anno successivo è colpito sia dalla morte della moglie Margherita e dei figli che dall’esito disastroso di un’altra opera, Un giorno di regno.
Amareggiato e colpito dal dolore della tragedia familiare Verdi, ormai privo della sua famiglia non si dà però per vinto e ottiene il riscatto con il trionfo del Nabucco, rappresentato alla Scala il 9 marzo 1842 e dato in replica per ben 64 solo nel primo anno di esecuzione.
Nel periodo successivo, che Verdi avrebbe chiamato “gli anni di galera”, si impegnò in un’attività frenetica per farsi largo sul mercato operistico: tra il 1844 e il 1850 ben 11 opere che lo vedranno imporsi nei maggiori teatri d’Italia. Verdi coronò questa prima fase con tre capolavori di essenzialità e concentrazione drammatica come il Rigoletto, il Trovatore e La Traviata, mentre negli anni successivi rallentò la produzione operistica trasferendosi in campagna e trascorrendo gli inverni a Genova.
Alla vita artistica si aggiunge nel 1861 anche l’impegno politico, divenendo deputato del primo parlamento unitario, ma abbandonando l’attività parlamentare nel 1863.
Di questi anni sono le composizioni dell’Aida, La forza del destino e la Messa da requiem scritta per la morte di Alessandro Manzoni.
I suoi due ultimi capolavori, l’Otello del 1887 e Falstaff del 1893 lo vedono elaborare un moderno linguaggio teatrale in grado di far fronte ai nuovi orizzonti aperti da Wagner. Trascorre gli ultimi anni a Milano fino alla morte sopraggiunta il 27 gennaio 1901, a seguito di un ictus sofferto qualche giorno prima. I funerali si svolgono senza sfarzo né musica, come da lui richiesto, con la salma traslata tra ali di folla al Cimitero Comunale di Milano e, un mese dopo alla Casa di Riposo per Musicisti da lui voluta e fatta edificare, dove tutt’oggi si trova.