La Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze è una biblioteca edificata nel XVI secolo per volontà di Papa Clemente VII e arricchita da Lorenzo il Magnifico. Progettata da Michelangelo, conserva al suo interno una delle più grandi raccolte di manoscritti esistenti al mondo, con 68.405 volumi stampati, 406 incunaboli, 4058 cinquecentine e un totale di 11.044 manoscritti di inestimabile valore.
Biblioteca Medicea Laurenziana Storia
La Biblioteca Medicea Laurenziana, un tempo chiamata Libreria Laurenziana, è una tra le principali raccolte di manoscritti al mondo. La realizzazione di questo complesso architettonico venne affidata nel 1519 a Michelangelo dal cardinale Giulio de’ Medici, divenuto poi papa Clemente VII. Michelangelo diresse personalmente il cantiere dal 1524 al 1534, anno in cui si trasferì a Roma, e la costruzione fu lentamente completata da altri architetti grazie all’impegno di Cosimo I de’ Medici. La biblioteca venne così ultimata nel 1571 da Giorgio Vasari e Bartolomeo Ammannati, incaricati di proseguire i lavori secondo i disegni di Michelangelo e fu aperta al pubblico quello stesso anno. Originale e maestosa la famosa scalinata del vestibolo, originariamente prevista in legno di noce e poi eseguita in pietra da Ammannati: per la prima volta si può riconoscere un'anticipazione dello stile barocco che di lì a poco avrebbe invaso l'Europa, dove lo spettatore davanti all’ingresso assiste ad una vera e propria cascata di materia viva trattenuta dalla presenza di due rigide balaustre. In cima alla scalinata un grande portale introduce al vasto salone di lettura, uno tra i pochi ambienti cinquecenteschi al mondo ad essersi conservato pressoché integro: qui è tutto originale e le proporzioni ampie e distese contrastano con quelle del vestibolo. Troviamo il soffitto in legno di tiglio decorato da Giovan Battista del Tasso, le magnifiche vetrate con gli stemmi medicei progettate da Giorgio Vasari e per finire lo splendido pavimento in cotto rosso e bianco disegnato da Niccolò Tribolo, allievo di Michelangelo. Gli stessi banchi lignei, disposti in due file parallele ai lati del salone, furono realizzati seguendo i disegni del Buonarroti.
Ai primi anni dell’Ottocento risale la più rilevante addizione al complesso, la Tribuna Elci, una rotonda in stile neoclassico progettata dall’architetto Pasquale Poccianti per ospitare la collezione di libri antichi donata alla biblioteca dal letterato e bibliofilo fiorentino Angelo Maria d’Elci.
Il nucleo originale del fondo librario proviene dalle collezioni private dei Medici, a cui attraverso un costante accrescimento si è arrivati oggi a un patrimonio di circa 11.000 manoscritti di grande pregio, 566 incunaboli, 1.681 cinquecentine e circa 120.000 edizioni a stampa (dal XVII al XX secolo) e la più grande collezione in Italia di papiri egizi, circa 2.500, risultato delle campagne di scavo italiane in Egitto. Tra i tesori della Laurenziano vanno ricordati, tra i molti, codici di inestimabile valore per unicità e antichità come le opere di Tacito, Eschilo, Sofocle, Plinio, Quintiliano, nonché la più antica testimonianza del Corpus luris di Giustiniano, copiata poco tempo dopo la sua promulgazione.
Tra i cimeli più preziosi annovera anche una il codice Squarcialupi, unica fonte della musica profana del XIV secolo, alcuni manoscritti autografi di Boccaccio e Petrarca, e la biografia di Benvenuto Cellini. L’Umanesimo è rappresentato dalle presenze, in qualità di autori e copisti, di Poggio Bracciolini, Pico della Mirandola e Marsilio Ficino.