Il Castello della Manta sorge in posizione strategica tra le colline di Saluzzo e Cuneo. Celebre per lo splendido ciclo di affreschi tardogotici che ne decorano le sale, considerati fra i più importanti d’Europa, è fortezza medievale trasformata nei secoli in palazzo signorile dalla nobile famiglia dei Saluzzo della Manta, che ne mantenne la proprietà per oltre quattrocento anni.
Castello della Manta Storia
La magnifica
vista delle Alpi Cozie, dominata dal massiccio del Monviso, fa da cornice a
questo celebre maniero che sorge negli immediati dintorni di Saluzzo, su una delle
ridenti colline della valle Varaita.
La struttura
del castello è frutto di aggiunte posteriori al fabbricato originario del XII
secolo. L'edificio, trasformato nel tempo in dimora signorile, iniziò ad
assumere la fisionomia attuale solo all'inizio del XV secolo grazie all'opera
della nobile famiglia Saluzzo della Manta, originata da Valerano, figlio
illegittimo del marchese Tommaso III di Saluzzo. Con l'estinzione di questo
ramo del casato, alla fine del 1700, fu abbandonato e cadde in rovina. Dai
Saluzzo passò ai Radicati, quindi ai Provana e infine ai de Rege Thesauro. Dopo
la donazione al FAI, nel 1984, sono stati avviati i lavori di recupero e
restauro che hanno riportato il complesso alla sua condizione originaria.
Il complesso
comprende: una torre, alcuni resti di torri scomparse sugli alti muraglioni, il
grande giardino, le grandi sale affrescate. Il castello è "da ammirare con
calma", secondo il motto dei conti della Manta, come si legge sul camino
al lato dell’ingresso: leit leit, adagio adagio.
Tra il 1416
e il 1426 un maestro pittore, ancora anonimo nonostante i numerosi tentativi di
attribuzione, per ordine di Valerano affrescò la sala baronale, eseguendo uno
dei più significativi esempi dell'arte tardogotica in Piemonte. Il ciclo di
affreschi rappresenta una serie di eroi ed eroine illustrati secondo la
tradizione iconografica classica, mentre indossano preziosi abiti secondo la
moda del Quattrocento. Sulla parete
opposta, invece, si trova il tema della Fontana della Giovinezza, dove
personaggi di vario rango ed età si immergono presso una fontana esagonale per
uscirne giovani e rigenerati, pronti a vivere per l'eternità.
Al secondo
piano si trova uno degli ambienti dove si cela uno dei più grandi misteri del
castello: si nasconde infatti nel soffitto di una delle sale del secondo piano
un mappamondo, circondato da una grande “O” e seguito dalla scritta: SPIRITUS
INTUS ALIT cioè “lo spirito alita dentro”, esso ritrae oltre all’Europa, tutta
la costa dell’America e quella dell’Antartide nonostante si tratti con molta
probabilità di un affresco risalente al periodo tra il 1418 e il 1430 come
tutti gli altri affreschi del castello, un rompicapo che tutt’oggi appassiona
gli appassionati d’arte e gli storici.