Situato tra le verdi colline toscane tra Arezzo e Siena, posizione panoramiche il Castello di Gargonza è un borgo del 1200 oggi trasformato in meraviglioso hotel. Alla “Torre di Gargonza”, il ristorante appena fuori le mura, ci si può immergere nella grande tradizione culinaria toscana e assaporare i migliori piatti della tradizione gastronomica locale.
Castello di Gargonza Storia
Per apprezzare pienamente la magia del castello di Gargonza bisognerebbe sorvolarlo con la dolcezza di un aliante, per non turbare il silenzio che qui regna sovrano. Situato tra Arezzo e Siena, è un luogo tanto bello quanto antico e ricco di storia.
Furono gli Ubertini a incastellare il primo nucleo di Gargonza su questo appartato colle appenninico prospiciente la Val di Chiana, tenendolo a lungo legato alle sorti ghibelline di Arezzo. Famiglia comitale costituita da boni homines di origine longobarda, gli Ubertini si inurbarono anche a Firenze da dove furono però cacciati nel 1280, ed ebbero in Guglielmino, vescovo di Arezzo, un degno rappresentante del fronte ghibellino nella battaglia di Campaldino (1289), ove fu sconfitto e ucciso.
Fra il 1302 e il 1304 a Gargonza si consuma l’ansia di riscatto politico-militare di Dante Alighieri, esule e condannato a morte, tutta inscritta nel suo primo disegno ideologico antibonifaciano per rientrare a Firenze, dove frattanto Carlo di Valois agiva pesantemente negli interessi del Caetani e dei Neri fiorentini. Nel borgo fortificato di Gargonza si riunirono dunque in assemblea permanente i fuoriusciti guelfi, con tutto lo stato maggiore dei Bianchi, Vieri de’ Cerchi, Lapo degli Uberti e altri esponenti della consorteria degli Ubertini, in un’ibrida alleanza coi ghibellini aretini e quelli banditi da Firenze molto tempo prima, che tuttavia garantivano assoluta lealtà e sostegno. In quell’ambiguità di un “accozzamento” opportunistico ci si spinse fino a “fare i conti avanti all’oste”, cioè a far piani un po’ avventati sulla conduzione di una guerra ancora tutta da intraprendere, e che si sarebbe rivelata lunga e rovinosa. Nel variegato quartier generale di Gargonza furono perfino preordinate «le modalità di resa dei Neri dopo una sconfitta data per certa, e infine un’eventuale riconciliazione, una volta ristabilito il circuito delle libertà democratiche in città»
Nonostante i primi successi nel recupero dei castelli di Piantravigne, Serravalle, Gaville e Ganghereto, i Neri riescono a recuperare alacremente terreno non solo grazie al voltafaccia di Carlino de’ Pazzi, che si vendette per una corruzione di 400 fiorini d’oro al neo-podestà fiorentino Gherardino da Gambara, ma anche per i timori in diversi municipi di un possibile rientro a Firenze dei vecchi ghibellini, oltre al sostanziale attendismo di quella strana intesa gargonziana, circostanze che permisero ai Neri di impadronirsi e occupare, già nel giugno del 1304, di tutte le cariche pubbliche fiorentine.
Forti delle vittorie riportate, le armate fiorentine attaccarono nuovamente il castello di Gargonza nel 1307, il quale evitò la capitolazione solo alla grazie alla diffusione della notizia, falsa, dell’arrivo improvviso, da Roma verso Firenze, delle truppe del cardinal Orsini. E rimase ancora nella situazione di sostanziale legame con Arezzo fino al 1381, quando Giovanni degli Ubertini vendette il castello alla Repubblica di Siena, riscuotendo la cospicua somma di 4.000 fiorini d’oro. Finì così, nella liquidazione monetaria, come succedeva anche ai conti Guidi per altri loro castelli casentinesi e pistoiesi, il dominio di un’antica famiglia feudataria su uno dei castelli più importanti della Val di Chiana. Quattro anni più tardi, nel 1285, i Fiorentini, abilissimi nelle transazioni finanziarie per l’acquisto dei fondi toscani, si annetterono Gargonza definitivamente, che rimase d’ora in avanti legata alla città del Giglio.
Per circa mezzo secolo, la nuova situazione politica a Gargonza permise un considerevole sviluppo economico e un cospicuo inurbamento del borgo, finché la popolazione, forse troppo incline a simpatie senesi, insorse nel 1433 contro l’insoddisfacente conduzione fiorentina del feudo. L’intervento militare di Firenze fu durissimo fino al punto di distruggere quasi del tutto il castello, radendolo al suolo in gran parte delle abitazioni e delle mura, per non lasciare in piedi altro che il cassero e la torre merlata.
Alla metà del Cinquecento, in pieno periodo signorile, Gargonza è acquistata in livello da Giovanni della facoltosa famiglia dei Lotteringhi della Stufa, un ceppo gentilizio di provenienza germanica (Lotharingen) inurbatosi a Firenze nell’XI secolo, denominato così perché “proprietario” della stufa della chiesa di San Lorenzo a Firenze, di fronte alla quale si apre appunto via della Stufa e il bel palazzo bugnato omonimo. Antenati remoti degli attuali proprietari, i Guicciardini-Corsi-Salviati, i Lotteringhi la venderono nel 1727 ai concittadini Corsi, altro ricco casato fiorentino che nel frattempo a Napoli aveva acquistato il titolo di marchesi. Nonostante i Corsi dessero impulso alla trasformazione di Gargonza in una florida proprietà fondiaria, del tutto in linea con la caratteristica politica di bonifica e sviluppo agricolo del dispotismo illuminato granducale toscano, non fu evitato al castello una sostanziale decadenza e perifericità urbana.
Con i Patti agrari del 1950 e la fine del sistema mezzadrile in Toscana, Gargonza entra ulteriormente in stallo solo per essere rilanciata a partire dagli anni Settanta da Roberto Guicciardini Corsi Salviati, il quale l’ha sapientemente trasformata in un borgo-residence costituito da appartamenti, bed and breakfast e strutture turistiche dotate di ogni comfort di medio ed alto livello, collegato altresì in circuito a marchi storico-turistici di livello anche europeo. Il tutto contornato per giunta da uno scenario “medievale” immerso nel verde sempiterno dei cipressi, degli olivi, dei lecci e del bussolo; costituito fra l’altro dai resti delle mura, dal bel portale d’ingresso, dal cassero, nonché dalla torre merlata che domina la pianta ogivale del borgo di Gargonza.
L’ospitalità è offerta in appartamenti e in suite matrimoniali all’interno delle case del borgo e in camere doppie standard ricavate nella foresteria.
Gli ambienti sono caratterizzati da sobria eleganza, che coniuga antico e moderno, e da elementi architettonici rustici: soffitti con travi in legno, letti in ferro battuto, caminetti. Subito all’esterno delle mura si trovano il ristorante La Torre di Gargonza — presso il quale si possono gustare le pietanze tipiche della tradizione toscana accompagnate dalle migliori etichette regionali — e la piscina, circondata da una tenuta boschiva di più di cinquecento ettari.
Location ideale per festeggiare il matrimonio, Gargonza si mette a disposizione con lo staff del Castello per soddisfare ogni esigenza, seguendo passo passo l’organizzazione di questo giorno speciale: dall’aiuto con i documenti presso gli uffici di competenza, alla possibilità di avere un interprete per la cerimonia civile in inglese, francese, tedesco, all’assistenza e coordinazione con i vari fornitori.