Il 
complesso fu iniziato nel 1729 su commissione di 
Vittorio Amedeo II di Savoia, sui terreni che già in età medievale presentavano un piccolo 
castello tuttora visibile. Nel 1730 era conclusa la parte centrale e 
dopo la partenza di Juvarra da Torino nel 1735, i lavori di costruzione 
proseguirono sotto la guida di architetti locali, tra cui Benedetto 
Alfieri, che lavorò soprattutto agli interni riccamente decorati da tele
 e affreschi di Cignaroli, Van Loo e Perego.
La costruzione si ampliò
 durante i regni di Carlo Emanuele III e Vittorio Amedeo III con il 
contributo di architetti quali Bo, Prunotto e Alfieri aggiungendo le ali
 ospitanti le scuderie e le rimesse agricole. Anche 
Napoleone Bonaparte 
soggiornò alla Palazzina, dal 5 al 16 maggio 1805, prima di recarsi a 
Milano per cingere la Corona Ferrea. Nel 1808 per brevi periodi vi 
soggiorna anche Paolina Bonaparte con il consorte Camillo Borghese, al 
tempo governatore generale del Piemonte. Il 12 aprile 1842 qui fu 
celebrato il matrimonio tra 
Vittorio Emanuele II, futuro primo Re 
d’Italia, e Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena.
Durante l’800 il parco 
della Palazzina di Stupinigi ospitò un elefante indiano, arrivato a 
Torino come dono del viceré d’Egitto Mohamed Alì per il Re di Sardegna 
Carlo Felice. L’elefante Fritz abitò a Stupinigi per oltre 20 anni 
diventando molto famoso tra la popolazione, come testimoniano le molte 
fotografie dell’epoca con il pachiderma circondato dalla folla. 
Purtroppo dopo qualche anno l’animale impazzì cominciando a danneggiare 
ciò che lo circondava uccidendo anche uno dei custodi. Nel 1852 venne 
così abbattuto e il corpo imbalsamato donato all’Università di Torino è 
attualmente in mostra presso il Museo regionale di scienze naturali di 
Torino.
La struttura è composta da un nucleo centrale con il grande 
salone da cui partone quattro bracci più bassi a formare una croce di 
Sant’Andrea dove sono situati gli appartamenti reali e gli alloggi per 
gli ospiti. Il fulcro della palazzina è il magnifico Salone ellittico 
dove un grande affresco, opera dei fratelli Valeriani, rappresenta il 
mito di Diana, dea della caccia. Dal salone ellittico si passa 
all’Anticamera della Regina, affrescata dagli artisti Corsato e Casolo, 
con quattro grandi tele raffiguranti alcune principesse di casa Savoia. 
Sempre dal salone ellittico è collegata l’Anticamera del Re, dove 
affreschi e mobilia in stile Luigi XV e Luigi XVI decorano mirabilmente 
l’ambiente. Celebre nella Palazzina, la Sala del Bonzanigo, così 
chiamata per lo stipo con la doppia funzione di libreria e scrivania, 
presenta arredi di stile classicista a contrasto con lo stile barocco e 
presenta stucchi e affreschi opera di Pietro Domenico Olivero e Giovanni
 Battista Alberoni. L’Anticappella, denominata un tempo Sala dei 
buffetti, fu adibita a cappella nel 1767 e dedicata a Sant’Uberto e i 
soffitti decorati e stuccati da Gaetano Perego, Giacomo Borri e Ignazio 
Nepote. La Sala degli Scudieri, collegata anch’essa al salone 
principale, fu uno dei primi ambienti ad essere affrescati e presenta 
affreschi su porte e sovraporte opera del Cignaroli raffiguranti scene 
di caccia. Da vedere anche quella che oggi viene denominata Galleria dei
 ritratti, un tempo sala adibita a scuderia, con ai lati 
cinquantaquattro tele raffiguranti alcuni membri della famiglia Savoia.
Il
 complesso è inserito all’interno di un vasto parco progettato nel 1740 
da Michel Benard. In origine di stampo francese, durante l’800 perse 
gradualmente le caratteristiche formali e geometriche per trasformarsi 
gradualmente in parco paesistico secondo lo stile inglese.