Villa Elodia è un complesso architettonico risalente alla metà del secolo XVII mentre lo stile interno data al periodo neoclassico, ai primi anni del XIX secolo. La Villa, situata al centro del paese e ben difesa da un alto muro merlato che le gira tutto attorno, potrebbe risalire alla seconda metà del ‘600, ma non è improbabile che sia più antica.
Villa Elodia Storia
Il catasto napoleonico nel 1811 ne attribuisce la proprietà ai Redolfi, proprietari terrieri di Trivignano. Denominata “casa con corte di propria abitazione”, era verosimilmente una casa padronale con fattezze differenti da quelle odierne. Nel 1821 Francesco Redolfi vendette tutta la proprietà al nobile Domenico Rubini. I
Rubini, nobili veneziani dal 1646, erano insediati in Friuli già dalla metà del ‘700, dove possedevano filande e commerciavano in tessuti e preziose sete che esportavano a Vienna, capitale dell’impero. Domenico avviò l’ampliamento di tutto il complesso, nobilitando la villa secondo le ispirazioni estetiche e culturali che si erano affermate tra la nobiltà e la ricca borghesia di Venezia fin dai tempi del Palladio.
La facciata principale della villa presenta chiari elementi di origine neoclassica: le lesene doriche che inquadrano il corpo centrale, il timpano col rosone centrale contornato da tre statue, la scalinata in pietra a doppia rampa che conduce al piano nobile: tutti elementi che richiamano il gusto neoclassico, derivato dall’interpretazione dei dettami palladiani diffuso tra la nobiltà della provincia di Udine e delle aree di confine con il Veneto tra Settecento e inizio Ottocento.
Il salone centrale in puro stile “impero” è abbellito da eleganti colonne ioniche e da una raffinata statua di donna, probabilmente proveniente dalla “bottega” del Canova. Ai lati del salone, in posizione simmetrica, sono disposti i salotti e la sala da pranzo. Tutti gli ambienti sono impreziositi dai lampadari di Murano e dal mobilio originale.
Domenico ampliò anche gli edifici rurali e fece costruire le cantine per la conservazione del frumento e mais, la pigiatura del vino e l’allevamento del baco da seta, in linea con l’impostazione economica che i patrizi veneziani avevano fin dall’inizio dato alle loro ville in terra ferma: le “barchesse” (cioè gli edifici ad uso prevalentemente rurale) avevano infatti uno sviluppo ed una importanza non inferiori a quelle dell’edificio principale.
Alla morte del conte, avvenuta nel 1848, i beni furono divisi tra i figli Pietro, Luigia, Carlo e Caterina e la tenuta di Trivignano passò in proprietà a Carlo, che la abitò stabilmente con la moglie Emma Forbes, cantante lirica inglese, e le tre figlie.
Carlo probabilmente promosse nuovi interventi che riguardarono prevalentemente il parco. Nell’inventario in morte di Domenico infatti è descritto un giardino, situato tra la villa ed il “brolo”, aventi caratteristiche simili a quelli rinascimentali all’italiana, dove lo spazio era diviso in compartimenti di forme geometriche contornate da siepi di bosso, con entro piante fiorite, rose e statue.
I legami famigliari dei Rubini fanno supporre un intervento dell’architetto Andrea Scala nel disegno di questo parco: nel 1843 infatti Luigia, sorella di Carlo, sposò Gian Battista, fratello del celebre architetto Andrea Scala. La documentazione esistente ci riporta di vari interventi dello Scala sui progetti della famiglia: il giardino e parco di Villa Rubini a Spessa di Cividale di proprietà di Pietro, il giardino della dimora udinese di Gabriele Pecile, marito della sorella Caterina, e la barchessa della Villa Costantini Scala a Mereto di Capitolo.
Alla morte di Carlo, la tenuta passò alla figlia maggiore Marion, che diede il suo nome alla villa per alcuni anni. Dopo un periodo di benessere ancora legato alle rendite fondiarie ed all’allevamento dei bachi da seta, lo scoppio della prima guerra mondiale segna una battuta d’arresto: Trivignano si trova nel vivo dello scenario di guerra e la villa viene quindi utilizzata come ospedale militare.
Nel 1954 Elodia Orgnani Martina acquista la proprietà, che ancor oggi viene gestita dai suoi eredi. La parte ricettiva di Villa Elodia offre oggi ai suoi clienti la possibilità di affitto della villa centrale, dove trovano spazio quattro camere doppie, sala colazione-pranzo, soggiorno e cucina, o del suggestivo foledor composto da due sale, quattro bagni e spazio cucina attrezzato.
Il giardino e il parco infine sono la cornice ideale per moltissime occasioni, rendendosi perfette per ogni tipo di allestimento.